Bici “fuori legge” a Trieste, segnalazioni a raffica

Il Comune dichiara guerra alle biciclette abbandonate o semplicemente non parcheggiate negli stalli regolari. Fioccano le rimozioni e soprattutto le segnalazioni dei cittadini, alle quali seguono gli interventi dei vigili.
Lamentele così numerose che sono in programma a breve nuovi controlli in tutta la città. Secondo il nuovo regolamento della Polizia locale, approvato recentemente, gli agenti possono tagliare le catene e aprire i lucchetti di tutte le biciclette agganciate a un palo, a un semaforo, a una ringhiera o a qualsiasi appiglio che non sia una rastrelliera regolare per bici.
Il vicesindaco. «Finora sono state rimosse nove carcasse di biciclette - fa sapere il vicesindaco Pierpaolo Roberti - mentre tante altre, anche se non abbiamo il numero preciso, sono state prelevate perché in posizioni non regolari, ma sono funzionanti e quindi vengono tenute in deposito. Quelle considerate al pari di rifiuti saranno smaltite, quelle in buono stato sono ferme, in attesa che il proprietario venga a reclamare il proprio mezzo, che potrà riavere dopo aver pagato la sanzione, da 30 euro se procurava intralcio fino a 100 se era abbandonato».

Tutti gli interventi derivano da segnalazioni, ripetute quasi quotidianamente, da parte dei cittadini arrabbiati. «Registriamo davvero tantissime lamentele e quindi poi bisogna provvedere. Le bici lasciate sui pali o dimenticate creano problemi di decoro urbano o danno fastidio a chi deve passare. In più spesso vengono razziate, distrutte. Nelle prossime due settimane effettueremo nuovi controlli, con un furgone, per rimuovere ulteriori mezzi».

Rabbia dei cittadini verso i catorci, ma anche verso chi lascia la bici su marciapiedi o aree pedonali. Alcuni, dopo aver visto svanire il proprio mezzo, hanno pensato fosse stato rubato. Poi l’amara sorpresa. Alla persona non arriva alcuna notifica, il proprietario saprà della sanzione soltanto quando andrà a richiedere la propria bici alla Polizia locale. E il fastidio dei cittadini nei confronti del fenomeno si dimostra anche attraverso ammonimenti fai da te. «Ho visto in via Diaz un cartello sistemato su una bici - ricorda Roberti - che indicava come creasse disturbo a un ingresso vicino».

I ciclisti. «Ho ricevuto un avvertimento - racconta una persona - sulla mia bici in via Udine, scritto da qualcuno a penna, che intimava di spostarla velocemente, altrimenti sarebbero stati chiamati gli agenti. Sono d’accordo con l’idea di fare pulizia e ordine, ma a patto che venga consentito ai ciclisti di trovare un numero adeguato di stalli in città, che al momento non ci sono». I posti per bici sono in totale 195, a fronte di circa 3500 ciclisti, secondo un recente sondaggio della Fiab. Troppo pochi stalli quindi per accontentare chi vuole lasciare il proprio mezzo in sosta consentita.
Anche su questo fronte risponde Roberti: «Ci sono poche rastrelliere ma spesso sono libere, come ad esempio in largo Granatieri. Sono d’accordo che dovremo aumentarle e lo faremo, ma è altrettanto vero che se so di non trovare posto per l’auto in corso Italia non ci vado, così dovrebbe accadere per i ciclisti. La sosta selvaggia non è giustificabile per nessun mezzo». E passeggiando in Cavana tra bici attaccate un po’ ovunque, i ciclisti difendono la categoria. «Prima di colpire questo settore - dice Marco Svevo - bisognerebbe punire la “malasosta” di auto ovunque. In più mancano stalli, spesso in zone nevralgiche, come la stazione dei treni o il centro città». «Cerco di lasciarla meno possibile fuori, perché ne rubano tante - racconta Davide Carlin - ma gli spazi per appoggiarle regolarmente non ci sono. Inutile il pugno di ferro se le strutture mancano».
D’accordo con i provvedimenti Gianluca Divo, rivenditore di bici proprio in zona: «In Cavana le vedi sistemate ovunque, compresi i rottami. Creano difficoltà ai pedoni - commenta -. Certe volte sembra una giungla, un po’ di disciplina ci sta». E sull’argomento interviene anche Diego Manna, scrittore, editore, ma soprattutto tra i più grandi sostenitori a Trieste della mobilità a due ruote. «Penso che l’utilizzo della bicicletta a Trieste sia in crescita esponenziale. Non ci si accorge che tutto ciò va a vantaggio anche di chi è costretto a utilizzare l’auto, perché più persone scelgono la bici, meno auto ci sono in giro e quindi le strade sono meno trafficate e più scorrevoli. La campagna “anti degrado” contro le bici parcheggiate sui pali ha generato e giustificato un clima di fastidio verso le biciclette. Speriamo corrano ai ripari stemperando il clima».
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