Biblioteca civica di Trieste, sfuma il trasloco al magazzino 26
Il Punto franco in Porto vecchio ha colpito ancora e con la sua tenaglia doganale ha buttato fuori l’ipotesi del Comune di trasferire al Magazzino 26 la Biblioteca civica che sta in un palazzo umido e quasi tutto da restaurare. L’iniziativa di ottobre dell’Autorità portuale di chiedere al prefetto la proroga per il 2013 della sospensione dell’istituto doganale esclusivamente per il “corridoio” che porta da Largo Santos al Magazzino e alla Centrale idrodinamica (quello aperto per la prima volta con la Biennale diffusa) ha suscitato dapprima la reazione dei concessionari (Maltauro: «Senza una certezza lunga 70 anni non possiamo fare né porticcioli né altro, nessun investitore si avvicina a un Punto franco») e di seguito l’avvertimento del sindaco Cosolini («Impossibile investire su un simile trasloco senza certezza che dopo il 2013 i libri restino disponibili alla cittadinanza»).
La mossa sull’apertura temporanea è andata a sovrapporsi alla richiesta di spostamento totale del Punto franco avanzata dal Comune al prefetto sulla scorta della risoluzione chiarificatrice che i parlamentari triestini avevano ottenuto dal governo, in cui si dava il “nulla osta” agli enti locali e al commissario di governo per operare una simile variazione sul territorio e in zone portuali. Ma il prefetto Alessandro Giacchetti, alla vigilia di lasciare Trieste, e di fronte all’evidenza di due opposti fronti, con la dichiarata diversa politica dell’Autorità portuale, nell’assenza quindi di proposte su “dove” spostare il Punto franco, preferì inviare tutto a Roma, dove l’incartamento giace.
Cosolini ha lasciato la finestra aperta, e tuttora spera in un provvedimento definitivo da parte del governo, anche se reagisce con pesante fastidio ai silenzi e ai contro-provvedimenti: «Ho scritto al nuovo prefetto richiamando il fatto che la sospensione per un solo anno del Punto franco non consente l’insediabilità della Biblioteca civica - dice il sindaco -, perché un investimento così costoso richiede una certezza di medio periodo, non di un anno. Inoltre se formalmente il tema è all’attenzione del governo vorrei che a Trieste tutti la pensassero allo stesso modo: le “sospensioni” parziali non servono a nulla se non per qualche mostra temporanea, e per quelle avremo sempre meno soldi. Per servizi, serve spostare il Punto franco “in toto”, e non ho affatto gradito - prosegue Cosolini - che l’Autorità portuale abbia motivato al prefetto la sua richiesta di apertura parziale del Porto vecchio con la mia richiesta di traslocare la Biblioteca. Non può esserci rapporto di causa ed effetto tra la richiesta di questo tipo di sospensione del Punto franco e la richiesta del sindaco degli spazi per la Civica».
Pertanto Cosolini nel frattempo ha dato avvio dietro le quinte a un “piano B”, che perdurando le non-risposte è promosso a “piano A”. La biblioteca non si può spostare? Si sposteranno 3,5 chilometri di libri ora conservati al pianoterra, e sempre più invasi dall’umidità come conferma il continuo monitoraggio della penosa situazione. Saranno innalzati ai piani superiori, ed entreranno negli spazi (altrettanto da restaurare) dell’ex Museo di storia naturale: 3000 metri quadrati vuoti. Sull’area pende anche il finanziamento europeo Pisus (in ritardo, la Regione continua a rimandare l’analisi dei progetti): se Trieste fosse tra i vincitori del bando, ingresso e cortile interno di palazzo Biserini verrebbero trasformati in spazio-piazza, coperto.
Ma non è solo il Punto franco ad aver soffocato questa prospettiva. C’è la faccenda del canone di affitto del Magazzino 26. Che fa sempre capo all’Autorità portuale. Esiste un canone commerciale (alto) ed esiste forse un canone “per uso civile” che il sindaco aveva chiesto non potendosi il Comune, per usi pubblici, permettere una spesa tanto elevata. Dopo la causa alla Corte dei conti per presunto danno erariale (che comunque Marina Monassi ha vinto), che aveva puntato sul canone ristretto a iniziali soli 296 euro all’anno per i cinque magazzini in concessione a Greensisam, l’Autorità portuale ha deciso di non decidere su canoni ribassati. E ha inviato richiesta di parere appunto alla Corte dei conti. La risposta non è mai arrivata. E per il Comune le tenaglie sono diventate due.
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