Benzina, pieno oltreconfine: Regione e Fisco perdono 290 milioni
TRIESTE. Uno svantaggio sui prezzi dei concorrenti sloveni e austriaci più accentuato che nei primi anni Novanta, quando ancora lo sconto regionale sui carburanti non era stato inventato. E, di conseguenza, numeri da depressione: un’evasione potenziale dei consumi pari a 250 milioni di litri all’anno e una perdita per l’erario nazionale vicina ai 240 milioni di euro e per la Regione attorno ai 50 milioni. La Figisc aggiorna i conti e certifica lo stato di crisi del settore. Il sindacato dei gestori spiega che, a seguito dell’aumento delle accise effetto della manovra Monti, l’Italia sconta un prezzo non concorrenziale con gli Stati confinanti.
In Friuli Venezia Giulia si ha uno svantaggio sulle imposte tra i 25 e i 29 centesimi al litro per la benzina e tra i 22 e i 34 centesimi per il gasolio. Il prezzo, conseguentemente, è superiore sia per la benzina (tra i 36 e i 39 centesimi al litro), sia per il gasolio (tra i 32 e i 42 centesimi). Uno svantaggio di tale entità, rileva il presidente regionale Figisc Mauro Di Ilio, «riporta la situazione del mercato locale alle condizioni antecedenti l’entrata in vigore della legge regionale 47/1996, quando una stima dei consumi di benzina al di fuori della rete distributiva locale ammontava a 170 milioni di litri, pur in presenza dello strumento della fiscalizzazione della zona franca». Sommando il fatto che la zona franca non esiste più (e quindi non esistono nemmeno effetti deterrenti) con le dinamiche nazionali di consumo (-45 % nel periodo 1997-2010), «il dato potrebbe essere aggiornato a 160 milioni di litri, mentre una stima più recente dei consumi di gasolio rilevava un’evasione per circa 90 milioni di litri». Riassumendo, l’effetto della nuova situazione prezzi sulle vendite «può essere quantificato in una evasione dei consumi attorno ai 230-250 milioni di litri di prodotti ad altissimo tasso di imposizione fiscale (circa 1,0 euro/litro per la benzina e quasi 0,9 euro/litro per la benzina), con una perdita per l’erario quantificabile tra i 210 e i 240 milioni di euro/anno». I contributi regionali? «La loro entità è chiaramente inadeguata a colmare il divario dei prezzi».
Secondo Figisc non ci sono dubbi: «Il marcato svantaggio comporterà un fortissimo ricorso all’approvvigionamento oltre confine, con evasione dei consumi e una significativa perdita di introiti per l’erario nazionale e per la Regione. Fenomeni noti, ma che verranno drasticamente accresciuti». Già oggi si può stimare che circa 95 milioni di euro (di cui circa 66 di accise) sono perduti per l’erario a causa dell’evasione dei consumi consolidata dopo la fine della zona franca e durante la fase di scarsa efficacia dello sconto di prezzo. E di questo valore il 30% circa delle accise (quindi quasi 20 milioni di euro) è costituito da devoluzioni che la Regione Fvg ha perso.
«In prospettiva, questo “buco” potrebbe più che raddoppiare, per raggiungere la cifra di 210-240 milioni di euro, di cui 150-165 milioni di euro di accise e, di queste, da 45 a 50 milioni di euro in devoluzione alla Regione». Di Ilio ha la soluzione: rivedere i decimi di compartecipazione. «Per coprire il fabbisogno necessario a garantire un contributo efficace a contrastare l’evasione dei consumi e a recuperare buona parte di quella già consolidata è necessario contrattare con lo Stato un aggiornamento della quota di devoluzione dei proventi dalla attuale media del 30% al 38%. Questa misura non rappresenta una banale alterazione del rapporto contabile Stato-Regione, ma servirebbe a evitare la perdita per Roma e in parte per Trieste di complessivi 210-250 milioni di euro, cioè di una grandezza cinque-sei volte maggiore dell’ammontare di una possibile devoluzione incrementata».
In sintesi: «Lo Stato, cui va la quota grandemente maggioritaria delle accise e l’Iva sul prezzo dei carburanti (le aziende petrolifere hanno sede fuori dalla regione) è il primo soggetto che ha tutto l’interesse a non favorire l’evasione dei consumi e la perdita di gettito».
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