Beni abbandonati, l’Ue si lava le mani
TRIESTE. Esule, espropriata e beffata. La storia della famiglia Carciotti è “tutta” qui. Una storia di ordinaria ingiustizia, come ce ne sono tante nell’arcipelago degli esuli istriani, fiumani e dalmati. Solo che Sergio Carciotti, ultimo discendente della famiglia non molla. «Del resto - precisa - l’ho giurato a mia madre sul suo letto di morte». Così il proprietario dell'immobile ha preso carta e penna, inviando delle lettere-esposto alla Corte di giustizia Lussemburgo, alla Corte europea di Bruxelles e al Consiglio per i diritti dell'uomo di Strasburgo. La richiesta di Sergio Carciotti (che a nome della madre Madalen ha sollevato il «caso») è sempre la stessa: la restituzione della casa. L'esule chiede in sostanza un intervento dei fori europei, per quanto di loro competenza, dopo aver avuto scarsi riscontri in ambito nazionale. Carciotti , che oggi vive a Sistiana, ha interpellato negli scorsi anni ministeri e rappresentanze diplomatiche italiane, nonchè organi giudiziari croati. L'esule aveva inviato una missiva anche al Capo dello Stato croato Franjo Tudjman , senza tuttavia mai ottenere risposta. Della vicenda si sono occupati ampiamente anche i giornali di Zagabria. Alcuni hanno riportato la versione del fratello di Tudjman , Ivica, che sostiene di aver acquistato legalmente dal comune di Umago l'immobile nel 1995, altri invece sottolineando le ragioni dell'esule istriano. C'è chi infine, come il Glas Istre (il maggiore quotidiano istriano), ha realizzato un'inchiesta giornalistica giungendo alla conclusione che Ivica Tudjman, in qualità di ex alto ufficiale dell'esercito croato, ha ottenuto illegittimamente il diritto di occupare l'immobile prima, e di acquistarlo successivamente. Una compravendita risultata, tra l'altro, molto vantaggiosa: 15mila euro circa per 165 metri quadrati di superficie calpestabile, a poca distanza dal mare.
Ma le beffe non finiscono qui. L’8 agosto del 2012 la Direzione generale della giustizia della Commissione europea ha risposto a una delle tante missive di Carciotti. Innanzitutto nella missiva si legge come la Corte europea dei diritti dell’uomo, anch’essa interessata da Carciotti, non è un’istituzione europea «bensì una corte istituita dal Consiglio d’Europa per garantire il rispetto della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. In quanto istituzione dell’Unione europea, la Commissione non ha alcuna competenza in merito alle procedure della Corte europea dei diritti dell’uomo che le permettano di intervenire presso gli Stati membri se non nei casi afferenti al diritto dell’Unione europea». Ma per il caso del signor Carciotti c’è di più. La casa in oggetto, infatti, si trova in Croazia la quale aderirà all’Unione europea il 1 luglio 2013. «Così la Direzione giustizia dell’Ue scrive che «per quanto riguarda le normative nazionali in materia di restituzione dei beni, l’Unione europea e la Commissione non hanno, di per sè, alcuna competenza in merito, la quale spetta in linea di principio agli Stati membri». Insomma, gli Stati membri sono liberi di determinare la portata della restituzione dei beni e le condizioni per il ripristino dei diritti dei precedenti proprietari i cui beni sono stati oggetto di procedure di esproprio prima dell’adesione all’Ue. Dunque tutto è nelle mani degli Stati membri e la materia non rientra nel campo di applicazione del diritto dell’Ue.
Ma prima a Sergio Carciotti è stata recapitata una lettera del ministero dell’Economia in cui gli si comunicava che per la casetta posta in riva al mare, un terreno agricolo di quasi ottomila metri quadrati con 90 ulivi e 450 viti, il governo italiano ha liquidato complessivamente 2146,39 euro. Carciotti ha pensato a un errore di battitura; poi ha letto l'ultima delle tre pagine della raccomandata e ha scoperto che non si trattava di una svista e che a lui e a sua sorella Liliana spettavano rispettivamente 834,71 euro di indennizzo, mentre a una nipote erano stati destinati dai funzionari ministeriali 476,97 euro. Non un centesimo in più.
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