Bengalese accoltellato a Monfalcone: l’aggressore aveva già ferito un connazionale in cantiere
La vittima è grave. Il fatto è avvenuto in piazza Cavour, in pieno centro davanti a decine di passanti

Piazza Cavour, metà mattina di domenica, i fedeli all’uscita dalla messa e la solita tazzina di espresso da buttar giù prima di rientrare a casa per il pranzo. Poco più in là, davanti al Municipio, i consiglieri comunali raccolgono le firme delle liste da depositare in vista del voto amministrativo. A terra i coriandoli sparsi. Ma sul lastricato salta all’occhio altro, che non si mescola a quei francobolli di colore. Una scia di sangue lunga 10 passi, dalla vetrina di Sirene Blu al roll-up sul Carnevale della Pro Loco. Gocce minute, ma rosso vivo, stillate dal corpo di un 27enne di nazionalità bengalese. Che ieri, una manciata di minuti dopo le 11, davanti ai baretti pieni di gente in centro, testimone dell’agghiacciante fatto, si accascia sul pavimento di pietra, colpito da quattro fendenti inferti con un coltello da cucina “Tescoma” da un connazionale di 24 anni, un operaio originario di Kishoreganj, luogo da cui arriva il 60% della manovalanza del locale indotto Fincantieri.
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Quattro coltellate, lesioni profonde
La lama raggiunge l’uomo in quattro punti, con lesioni profonde. Agli arti, sulla coscia sinistra. E al capo, sul collo. Il medico psichiatra Alessandro Saullo – consigliere comunale che nel frangente si trova al gazebo in piazza della Repubblica, appunto per l’attività politica – al grido di “Cercate un dottore, per favore!” si precipita. E soccorre la vittima, cosciente, M.M. le sue iniziali, che viene trasportata con urgenza dagli operatori del 118, lì con ambulanza e automedica, all’ospedale di Cattinara. Giunge a Trieste in codice rosso. E nel pomeriggio le sue condizioni si aggravano, l’uomo viene sottoposto a un intervento chirurgico alla gamba. Condizioni critiche, prognosi riservata, ma non sarebbe in pericolo di vita.
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L’aggressore fermato subito
Il presunto aggressore, B.M. le sue iniziali, poco dopo l’accaduto viene individuato e fermato dai Carabinieri di Monfalcone, intervenuti sullo spiazzo davanti al vecchio ingresso della galleria d’arte, il luogo dell’accoltellamento, col Nucleo Radiomobile. Sul posto anche gli agenti del vicino Commissariato di Polizia. I militari sequestrano il coltello e conducono il 24enne al Comando della Compagnia di via Sant’Anna per i dovuti accertamenti. Poi viene arrestato – si profila l’ipotesi delle lesioni aggravate –, adesso si trova in carcere a Gorizia.
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Aveva già accoltellato un connazionale
Nelle ore successive emerge il resto della storia: B.M. è lo stesso operaio della ditta Tjm Srl che poco più di un mese fa, il 20 gennaio a Panzano, aveva attraversato 16 ponti di una nave per raggiungere un 28enne connazionale, con un coltello da frutta appresso. E quando l’aveva trovato accucciato, tutto preso dal lavoro da tubista che in quei minuti stava svolgendo a bordo della Star Princess, l’aveva scagliato a terra, l’aveva afferrato e aveva iniziato a colpirlo con uno, due, più fendenti. Dove capitava. Gambe e braccia, perfino un gluteo. Sette tagli in tutto. Forse non si sarebbe neppure fermato lì. Ma era stato interrotto e allontanato da un compagno di lavoro del ferito, sempre un cittadino di origini bengalesi, che aveva iniziato a strattonarlo alle spalle, per fermarlo.

Arrestato e rilasciato
Arrestato il giorno stesso dagli agenti di Polizia, B.M., 72 ore dopo in Tribunale, si era visto attribuire la convalida del fermo da parte del giudice per le indagini preliminari, con la misura meno afflittiva, rispetto alla custodia cautelare, del divieto di dimora in città. Motivo per il quale, senza autorizzazione del magistrato, il 24enne non sarebbe neppure dovuto essere a Monfalcone, ieri mattina. Gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo. Ignoti, e non si esclude possano anche essere futili, i motivi che hanno portato all’aggressione di ieri. Testimoni riferiscono di aver visto i due bengalesi correre in piazza Cavour e il ferito accasciarsi poi a terra. Una terza persona, afferrando la prima cosa sotto mano, un trolley da spesa, interviene nei concitati attimi per disarmare il 24enne. E colpendolo al braccio con la sacca, gli fa mollare effettivamente la presa.
Ferito anche lui
Nell’aggressione anche B.M. si ferisce leggermente a una mano: viene medicato sul posto dal personale sanitario e si mette anche dei guanti chirurgici, forse per riparare un dito e i graffi. Sconcerto dalla comunità bengalese, che in piccoli capannelli si raccoglie in piazza Cavour, dove resta nelle ore successive, scambiandosi impressioni e commenti. Poca voglia, però, di parlare con la stampa. Interviene il consigliere Sani Bhuiyan, primo asiatico eletto nel 2022 in Consiglio, assieme a Jahangir Sarkar, che conosce la famiglia dell’arrestato e ha approfondito la vicenda confrontandosi con più esponenti della compagine: «Bisogna allontanare questo ragazzo dalla città, me l’hanno detto più persone oggi e mi faccio interprete del pensiero comune. Sta mettendo in cattiva luce la nostra comunità, che ha sempre vissuto qui pacificamente. Pure alcuni familiari si sono lamentati».
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Una persone instabile
Ai suoi occhi è «un ragazzo instabile, che farebbe meglio a tornarsene in Bangladesh perché, al di là di quello che sarà il suo percorso ora, i connazionali lo taglieranno fuori». La città, del resto, è scossa. Diversi avventori, ieri sotto mezzogiorno, commentano la notizia, dopo averla praticamente vista in diretta: «Povera Italia!», dice uno all’osteria Agorà. Durante le manovre di soccorso, decine e decine i passanti rimasti imbambolati a guardare la scena, in una domenica pre- elettorale, all’uscita da messa e dopo essersi visti infilare al gazebo un santino in mano.
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