Benedizione animali negata, la comunità si ribella al prete

Il nuovo parroco vuole modificare la tradizionale cerimonia legata a Sant’Antonio. Il sentito rito trasferito dall’ancona votiva di via Latina al piazzale della chiesa

ROMANS D'ISONZO Sta diventando un vero e proprio caso di sollevazione popolare a Romans d’Isonzo la decisione assunta dal parroco don Alessandro Biasin di non dare continuità giovedì, in occasione della ricorrenza di sant’Antonio Abate, protettore degli animali, all’atavica cerimonia della “benedizione delle bestie e del pane” al termine della messa che annualmente viene celebrata nell’edicola votiva dedicata al santo, in fondo a via Latina. Da un paio di giorni in paese non si parla d’altro.

Don Biasin ha detto no ai consueti organizzatori. Nel momento in cui il gruppo di ricerca “I Scussons” ha chiesto al parroco di rinnovare, giovedì alle 15, la celebrazione del rito nell’edicola votiva, don Biasin ha detto no aggiungendo però che avrebbe sì celebrato la messa, ma nella chiesa parrocchiale e al termine della stessa, all’esterno davanti alla chiesa, per chi lo avrebbe desiderato, avrebbe benedetto gli animali. Una decisione a cui si sta opponendo l’intera comunità, che dopo la Festa del Ringraziamento - saltata lo scorso anno per motivi organizzativi -, sta ora per “perdere” un’altra sua significativa e apprezzata tradizione. È infatti un appuntamento molto sentito e partecipato in paese quello della benedizione degli animali davanti all’edicola di via Latina. La cerimonia ha origini molto più lontane nel tempo rispetto alla festa del mondo agricolo.

Per il momento, a nulla sono valse le indicazioni e i suggerimenti del presidente del sodalizio, Germano Pupin che ha cercato di spiegare al nuovo parroco come la cerimonia di benedizione davanti all’edicola rappresenti una tradizione fortemente radicata in seno alla comunità di Romans.

Non vi è stato nulla da fare, dunque, e il gruppo dei “Scussons” esprime rammarico nel dover interrompere un appuntamento che ha preso probabilmente il via nel 1857, quando venne edificata l’edicola, ma forse ancor prima, sapendo che già nella seconda metà del Settecento si hanno notizie della presenza di una piccola ancona votiva di dedicazione ignota. Lo si deduce da alcuni toponomi locali riferiti ai terreni “drio l’ancona” e “Braiduzza drio l’ancona”.

Si pensa che il sito abbia conservato le tracce di un capitello che solamente verso la metà dell’Ottocento vide la composizione architettonica che attualmente presenta. La cerimonia davanti all’edicola era stata interrotta negli anni Cinquanta e ripresa, grazie ai “Scussons”, nel 2000, che trovarono la disponibilità del compianto ex parroco monsignor Giovanni Carletti. «Un vero peccato – fanno presente in seno al sodalizio – dover interrompere un tradizionale appuntamento, che si concludeva pure con un partecipato momento conviviale». –


 

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