Belgrado di nuovo in piazza per protestare contro Vučić

Oltre 15 mila persone hanno urlato i loro slogan. Sotto accusa la politica di occupazione dei media da parte del Partito progressista del presidente serbo

BELGRADO Non si arresta la protesta popolare a Belgrado contro il governo del Partito progressista del presidente della repubblica Alexandar Vučić. Anche sabato sera oltre quindicimila persone sono scese per le strade e le piazze della capitale della Serbia, sfidando il freddo, per gridare la propria rabbia contro il capo dello Stato reo, secondo i loro slogan e striscioni, di aver posto sotto controllo i media del Paese limitando di fatto la libertà di opinione. Il popolo della protesta era munito di striscioni, fischietti e di corni da caccia che sono stati anche il simbolo della protesta contro il primo presidente del Paese Slobodan Milošević morto all’Aja dove era rinchiuso perché accusato di crimini di guerra e contro l’umanità.

Protesta in piazza a Budapest: no alla legge-schiavitù di Orban
La manifestazione contro la vittoria elettorale di Viktor Orbán, il 14 aprile 2018, a Budapest (Laszlo Balogh/Getty Images)


La manifestazione è stata organizzata dall’opposizione a Vučić e da gruppi della cosiddetta società civile e accusa il presidente di essere a capo di una vera e propria autocrazia che controlla completamente i media. Quella di sabato è stata la seconda protesta pubblica in una sola settimana dopo che la primavera scorsa migliaia di giovani avevano manifestato per settimane contro la vittoria elettorale di Vučić. Le manifestazioni di piazza della scorsa settimana sono state innescate dal pestaggio avvenuto il 23 novembre scorso di uno dei fondatori dell’Unione per la Serbia, formazione di opposizione, Borko Stefanović a Kruševac. Gli autori dell’agguato sono stati catturati in pochissimo tempo, ma i membri dei partiti che si oppongono a Vučić sostengono che in esso sono implicati membri del Partito progressista che regge il governo della Serbia, Partito progressista che però respinge qualsiasi accusa.



Il presidente Alexandar Vučić, dal canto suo, ha bollato con forte sussiego le proteste contro la sua persona e alla piazza che ha richiesto anche ad alta voce le elezioni anticipate ha risposto che queste non ci saranno anche se «nelle vie ci sarebbero cinque milioni di persone» che le chiedono. Sulla situazione in Serbia, tuttavia, si è fatto sentire negli ultimi giorni anche il Parlamento europeo il quale in un comunicato ha invitato le autorità serbe a migliorare la situazione relativa alla libertà di espressione e dei media. Tutto nasce, lo ricordiamo, da un gioco di “scatole cinesi” messo in atto nel mondo dei media. La società greca Antenna Group, infatti, ha venduto due televisioni, la
e la
, alla società serba
la quale è controllata dal fratello dell’alto funzionario del Partito progressista (Sns)
Srđan Milovanović
.


Dal pestaggio di Kruševac, alla poco chiara operazione nel mondo dei media serbi, passando per una situazione sociale difficile dove una élite molto vicina al potere si arricchisce mentre la media dei cittadini sopravvive con una paga media mensile di 460 euro, ecco che la rabbia della piazza è esplosa contro il potere e contro la persona che questo potere lo rappresenta in Serbia: il presidente Alexandar Vučić. —



 
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