Belgrado corre in difesa del carattere cirillico. E Starbucks si adegua
BELGRADO È uno dei pilastri della storia e della cultura nazionale, a volte causa di tensioni, come accaduto in passato in Croazia e in Montenegro. Negli ultimi decenni è però sempre più marginalizzato dalla “concorrenza”, ossia dai caratteri latini. Ma la guerra non è perduta. E la battaglia per la difesa dell’alfabeto cirillico, in Serbia, entra nel vivo. L’alfabeto cirillico – la «scrittura ufficiale» nel Paese, secondo la Costituzione – ha trovato un alleato nella leadership politica che governa la capitale serba, Belgrado, che ha annunciato inedite misure di sostegno allo storico alfabeto, introducendo sgravi a esercizi commerciali che decidano di “abbandonare” i caratteri latini. O quantomeno di adottarli assieme al cirillico. La svolta è stata annunciata da Goran Vesić, ex potente “city manager” della metropoli e oggi suo vicesindaco, che ha specificato che le misure, sostenute anche dall’opposizione, vogliono «preservare l’alfabeto cirillico», un obbligo morale secondo le autorità.
Gli sconti comunali
Parole che si sono tradotte in fatti concreti la settimana scorsa. Il comune ha infatti deciso di introdurre sconti dal 5% a salire per gli esercizi commerciali di qualsiasi tipo, uffici inclusi, che operano in città in locali presi in affitto dalla municipalità. La condizione: che le insegne pubbliche da essi esposte siano solo in cirillico o, in alternativa, sia in caratteri latini sia in quelli tradizionali. Incentivi che, da quanto è trapelato, potrebbero avere dei sostenitori importanti.
Il favore dei grandi gruppi
Tra questi, forse McDonalds, attivo da decenni in Serbia. E Starbucks, catena che ha di recente annunciato lo sbarco a Belgrado e «una delle condizioni durante i negoziati con Starbucks è stata che l’insegna sia duplice, in latino e in cirillico», aveva anticipato lo stesso Vesic. Campagna in difesa del cirillico che arriva dopo autorevoli denunce, già l’anno scorso, su un alfabeto, quello tradizionale serbo, che sarebbe a rischio. Si tratta di «ripristinare la dignità dell’alfabeto» e al contempo quella «della lingua e cultura serbe», aveva affermato lo studioso Milos Kovacevic mesi fa, quando si parlava di introdurre persino sanzioni per le imprese che preferiscono l’alfabeto occidentale, mentre già nel 2015 Politika e Vecernje Novosti, quotidiani pubblicati in cirillico, avevano chiesto senza successo sgravi fiscali a favore di media con politiche simili.
La paura del latino
Cirillico che è minacciato «dall’uso dominante dell’alfabeto latino» nel Paese, aveva sottolineato nel giugno scorso anche il ministro della Cultura, Vladan Vukosavljevic, che aveva indicato «in Internet» e «nei media», con i sottotitoli in Tv quasi sempre in caratteri latini, e nei «marchi e loghi» in arrivo da Occidente le minacce più insidiose che starebbero sradicando il cirillico dalle strade serbe. Portandolo «all’estinzione». Strade, in particolare quelle di Belgrado, dove in effetti da anni le insegne in cirillico sono in minoranza, come si può osservare passeggiando in città. Cirillico che, quantomeno, viene ancora “difeso” nelle scuole, dove alle elementari rimane il primo alfabeto studiato dagli scolari. —
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