Belgrado accusa Luka Modrić: ha pagato spie croate in Serbia
BELGRADO Rapporti diplomatici al minimo storico dall’indipendenza a oggi. E adesso la “battaglia delle spie”. È questa la situazione della guerra fredda esplosa tra Serbia e Croazia dopo che il quotidiano serbo Blic aveva pubblicato la notizia con tanto di filmato da YouTube di una spia russa che paga un ufficiale in pensione serbo in cambio di notizie sensibili. La Serbian Security Information Agency (Bia), come la maggior parte dei media serbi, è coinvolta in questa battaglia dell'intelligence con la Croazia da giorni. Tutto è “esploso” con una lunga dichiarazione della Bia sulla denuncia penale a carico delcittadino croato Nikola Kajkić perché sospettato di essere stato assunta dai servizi segreti croati (Soa) per creare una rete informativa in Serbia.
Pronta la risposta della Soa che ha, a sua volta, accusato la Bia di costruire impianti accusatori falsi per distogliere l'attenzione dagli importanti affari politici che stanno scuotendo Belgrado. L’apice del conflitto è stato raggiunto ieri quando sempre il quotidiano serbo Blic, s tutta la prima pagina ha pubblicato una foto del campione croato di calcio, attualmente al Real Madrid, Luka Modrić con il titolo: «Luka Modric paga una spia croata in Serbia?».
Tutto ha origine un anno fa quando una questione relativa a vendita di armi si è conclusa in Serbia con le rivleazioni dell’informatore Aleksandar Obradović, il quale ha rivelato che una società privata, la Gim, affiliata a Branko Stefanović, padre del potente ministro degli Interni Nebojsa Stefanović, stava acquistando armi a un prezzo preferenziale dalla società Krusik di Valjevo. Le armi venivano quindi vendute in Arabia Saudita, Yemen e Ucraina. Il presidente serbo Aleksandar Vučić non è, ancora oggi, in grado di scrollarsi di dosso la vicenda che, secondo informazioni dell’intelligence europea, sarebbe stata avviata dalla Russia per dimostrare a Vučić che Mosca può controllare le cose in Serbia quando e come vuole.
È poi esplosa la già nota vicenda della spia russa che acquista informazioni da un ex ufficiale serbo, vicenda che ha letteralmente spiazzato l’opinione pubblica serba. Ma poi, nel bel mezzo di tutti questi scandali, la Bia ha annunciato di aver presentato una denuncia penale contro il leader del sindacato della polizia nazionale croata Nikola Kajkić e il cittadino serbo Dražen Letić per aver spiato la Serbia a favore dell'agenzia di intelligence croata Soa. La Bia ha estratto un caso di un anno dal cassetto, quello del fermo di Kajkić e del presidente dell'Associazione dei Veterani di Vukovar di Zagabria Zorica Gregurić. I due sono stati interrogati e hanno affermato di aver incontrato l'ex portavoce del tribunale dell'Aja Florence Hartmann e i suoi associati a Belgrado per indagare sui crimini di guerra. Kajkić ha dichiarato di essere stato interrogato, minacciato e abusato fisicamente dalla polizia serba per ore.
Kajkić e Letić, secondo Blic, avrebbero lavorato assieme per anni, con incontri segreti soprattutto nell’area di Vinkovci e di Vukovar. Letić, secondo i file in possesso dell’intelligence serba, sarebbe stato l’artefice di un dossier falso costruito per screditare il pubblico ministero Miroslav Kraljević che stava processando il noto criminale di guerra Branimir Glavaš il quale, venuto in possesso di tali documenti, è riuscito a far rimuover e il giudice. Letić avrebbe ricevuto denaro da Kajkić e dal contenuto della loro comunicazione in possesso degli 007 di Belgrado, si può desumere che il famoso calciatore croato Luka Modrić sia stato, come scrive Blic, il finanziatore di queste attività. Modrić, secondo il quotidiano serbo, aveva anche motivi personali per screditare il procuratore Kraljević il quale tempo addietro aveva svolto il ruolo di pubblica accusa nel procedimento giudiziario contro il calciatore accusato di aver reso falsa testimonianza nel caso contro i fratelli Mamić, i dirigenti calcistici che avevano mediato il suo trasferimento al Real Madrid.
Modrić come James Bond? Difficile vederlo dribblare le spie dei Balcani. Ma si sa qui il caos è di casa. —
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