Beffa sul trasporto pubblico Fvg, nuovo ricorso di Bus Italia blocca il piano di rilancio

Dopo 4 anni di battaglie legali, la società di proprietà delle Ferrovie dello Stato impugna la sentenza del Consiglio di Stato che dà ragione al consorzio locale
Foto Bruni 06.11.2017 Trieste Trasporti-Officine e Sala radio
Foto Bruni 06.11.2017 Trieste Trasporti-Officine e Sala radio

TRIESTE Bus Italia-Sita Nord non si dà per vinta e riapre la partita del Tpl unico in Friuli Venezia Giulia. La società di proprietà delle Ferrovie dello Stato che in associazione di imprese con Autoguidovie si batte da quasi quattro anni per acquisire la gestione del trasporto pubblico locale in regione ha presentato un ennesimo ricorso, tecnicamente una revocazione, contestando la sentenza del Consiglio di Stato resa nota lo scorso marzo che aggiudicava i contenuti di un bando da 1,2 miliardi di euro per la gestione del trasporto su gomma e marittimo alla società Tpl Fvg Scarl, formata dall’unione delle quattro realtà provinciali Trieste Trasporti, Apt Gorizia, Saf Udine e Atap Pordenone.

Sembrava una vicenda chiusa e invece Bus Italia aggiunge un altro capitolo al lungo contenzioso giudiziario con la Regione. Una questione legata anche alla battaglia per l’autonomia e con risvolti politici, giacché alla volontà della giunta Serracchiani si è opposto pure un noto legale vicino all’ex premier Matteo Renzi, Alberto Bianchi, che compone il pool di avvocati del gruppo trasportistico nazionale con Giovanni Pravisani e Vittorio Domenichelli. È proprio Domenichelli, docente ordinario di diritto amministrativo, fondatore dell’omonimo studio legale a Padova, a confermare l’opposizione alla sentenza del Consiglio di Stato e il conseguente, nuovo ricorso. La sentenza dei giudici romani, ammette lo stesso avvocato di Bus Italia, era stata «tranchant» e aveva di fatto consegnato il Tpl del Fvg al gestore unico regionale: un “pacchetto” da 120,2 milioni di euro all’anno per dieci anni, comprensivo anche dell’obbligo di rinnovo del parco autobus con 540 mezzi della più recente classe di emissioni, investimenti in tecnologia (informazioni ai viaggiatori, wi-fi a bordo sull'intera flotta, sistemi di videosorveglianza), a favore dei soggetti a ridotta mobilità e a sostegno della mobilità ciclabile. Tutto, una volta ancora, sub iudice. «Il Consiglio di Stato, ribaltando quanto coraggiosamente affermato dai colleghi del Tar regionale - ricostruisce l’avvocato padovano -, ha esaminato più di un profilo del bando in maniera a nostro parere superficiale. Non mancano quelli che in gergo chiamiamo “abbagli” normativi, realmente sconcertanti, ed è per questo che abbiamo deciso di proporre una revocazione, vale a dire un ricorso straordinario allo stesso giudice».

La convinzione dei legali di Bus Italia pare dunque essere quella di errori tali da ledere il diritto della società di Fs di aggiudicarsi il Tpl regionale al posto del consorzio locale. Uno dei motivi, sempre secondo Domenichelli, è il dato economico, in particolar modo quello relativo ai servizi aggiuntivi, «che nell’offerta di Tpl Fvg Scarl potranno ammontare a circa 43 milioni di km e per i quali il consorzio medesimo ha offerto un prezzo irrisorio e insostenibile; con ciò aggiudicandosi la gara, in virtù delle disposizioni del bando, pur avendo offerto uno sconto assai minore, la metà, di quello offerto da Bus Italia per i servizi di base. Il Consiglio di Stato - prosegue il legale -, di fronte al rischio concreto di un bagno di sangue per l’aggiudicatario vista la possibile attivazione di una quantità spropositata di servizi aggiuntivi, non può sostenere di non potersi esprimere su questo aspetto». Sarà lo stesso organo giudiziario a esaminare la revocazione. «Speriamo non sia lo stesso collegio - auspica Domenichelli -, ma non esistono purtroppo preclusioni normative in tal senso». I tempi? «Ci auguriamo che entro la fine dell’anno arriverà il verdetto». Che fare fino allora? «In via di principio la Regione si è vista dare ragione e dunque nulla impedirebbe l’operatività del soggetto indicato come vincitore. Tuttavia - rimarca l’avvocato di Bus Italia -, sarebbe imprudente che, di fronte a un ricorso per revocazione, si andasse avanti come nulla fosse. Tra l’altro, visto che le società del consorzio già gestiscono il servizio, non mi pare ci possano essere dei problemi nell’attendere ancora qualche mese. Senza dimenticare che l’offerta di Bus Italia garantisce alla Regione, quanto al corrispettivo relativo ai servizi posti a base di gara, e cioè quelli che il concessionario dovrà sicuramente eseguire, un risparmio complessivo di oltre 130 milioni di euro rispetto a quella di Tpl Fvg Scar. Non proprio risorse irrilevanti, pur nel ricco Fvg».

Riproduzione riservata © Il Piccolo