Battesimo in acqua muore un neonato. Dibattito in Romania: «Rituale da cambiare

BELGRADO Quella che doveva essere una festa familiare, all’insegna della religiosità, si trasforma in una tragedia. E mette sul banco degli imputati la Chiesa ortodossa di Romania. Sono i contorni del doloroso caso che riguarda la morte di un neonato di sole sei settimane, deceduto per arresto cardio-respiratorio subito dopo la cerimonia del battesimo officiata a Suceava, nel nordest della Romania, secondo una pratica ancora presente nel mondo ortodosso a Est. Si tratta del cosiddetto battesimo per immersione, scelta nel rispetto della tradizione da Alexandru Mazarache, il sacerdote officiante, ora indagato per omicidio colposo. Il pope avrebbe immerso completamente il neonato nell’acqua battesimale per ben tre volte. Subito dopo il bebè sarebbe andato in crisi cardio-respiratoria. Inutile il ricovero nel reparto di terapia intensiva. Secondo i medici, nei polmoni del neonato sono stati rinvenuti 110 millilitri d’acqua. Casi simili, anche se non con esiti fatali, si erano registrati negli anni passati nel mondo ortodosso, ha ricordato la stampa locale.
La tragedia di Suceava ha provocato commozione e rabbia, in Romania. Ma anche una vera e propria sollevazione popolare. Sono ormai più di sessantamila i romeni che hanno firmato una petizione online per chiedere «alla Chiesa di regolamentare la liturgia» battesimale. E di abbandonare l’immersione, adottando sempre l’aspersione del capo. A lanciare l’iniziativa, Vladimir Dimitru, «cittadino attivo», spiega in una email. La petizione «non è diretta contro la Chiesa o i preti, ma ha intenzioni costruttive» così da cancellare una pratica «a volte brutale e con rischi d’annegamento, in particolare per bimbi con problemi di salute». E se le alte gerarchie non si muoveranno «organizzeremo un flashmob davanti al Patriarcato», anticipa Dimitru.
«Basta pratiche medievali», «un rito barbaro che non deve aver posto nella società moderna», i «bimbi sono troppo piccoli per questo tipo di rituale», alcuni dei commenti dei firmatari. Ma sul caso si levano anche altre voci. «Non stravolgeremo un canone in vigore da mille anni», ha attaccato l’arcivescovo di Tomis, Teodosie, espressione della frangia conservatrice della Chiesa. «Si tratta senza dubbio d’un caso tragico, non è possibile immaginare un bimbo immerso nell’acqua senza coprirgli naso, bocca e orecchie», ha stigmatizzato invece il portavoce del Patriarcato di Bucarest, Vasile Banescu, aprendo le porte alla semplice aspersione.
Sulla stessa linea l’arcivescovo Calinic, che ai media locali ha ricordato che pure Gesù al battesimo «in alcune icone è raffigurato con l’acqua solo fino al collo». La pratica del battesimo per immersione «non è isolata», spiega a Il Piccolo Davor Džalto, professore di Studi cristiano orientali all’University College di Stoccolma. È stata «usata nella Chiesa ortodossa, ma anche in quella cattolica, sin dagli albori della Cristianità. Ma non è il solo metodo con cui si pratica il battesimo».
Anche «in molte Chiese ortodosse», come fra i cattolici, è «molto comune il battesimo» per aspersione, quello in cui «si versa dell’acqua sulla testa dei battezzandi». In ogni caso, rimarca Džalto, «non c’è alcuna ragione teologica per praticare l’immersione completa se la salute o la vita» del battezzando «potrebbero essere messe a rischio». Quello romeno, tuttavia, appare essere un caso-limite. «In genere – spiega Džalto – le persone non si ammalano o muoiono a causa del battesimo, comunque esso sia officiato». Di certo, dopo la tragedia di Suceava, potrebbe essere «una buona idea incoraggiare i sacerdoti a essere più attenti e ad adattare il battesimo alla situazione. C’è molta flessibilità in questo rito. E in tanti altri aspetti della tradizione ortodossa».
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