Battaglia in Consiglio sulla sorte di Furlanic

Al voto nella notte la mozione firmata da 15 consiglieri per cacciare il presidente. L’accusato: «La mia revoca non sarà senza conseguenze politiche»
Franco Bandelli interviene in aula (foto Bruni)
Franco Bandelli interviene in aula (foto Bruni)

Un consiglio comunale retrodatato al 1945 indeciso tra maggio e giugno che non riesce ad arrivare al voto entro le 23 sulla sfiducia al presidente Iztok Furlanic. Una seduta del Consiglio comunale in streaming tipo Radio Londra (per problemi tecnici). Una riunione surreale in cui si è discusso sulla data della “vera” liberazione di Trieste: Primo maggio o 12 giugno?. Tutta colpa di un’intervista. Un consiglio comunale che inizia alle 19.37 con le domande di attualità. Presiede ancora Iztok Furlanic. A lui prima della mozione di sfiducia, tocca anche un richiamo, non ufficiale nei confronti di Paolo Menis e del Movimento 5 Stelle sulla protesta per il doppio gettone con richiesta di rientro dall’aventino della capigruppo e di scuse nei confronti del capogruppo del Pd Marco Toncelli definito capo bastone. Scuse e il rientro non ci saranno. «Il tutto è successo fuori dall’aula - replica Menis - Non reputo opportuno chiedere scusa a nessuno». Sospensione dadaista di mezzora per ascoltare i cittadini di Servola alla prese con la solita Ferriera. Ripresa dei lavori alle 20.52 con Iztok costretto a parlare di se stesso: «Al primo punto c’è la richiesta di revoca del presidente del consiglio comunale». Già. Al primo punto. E subito scatta la pregiudiziale del compagno Marino Andolina: «Spero che il nostro statuto valga la carta su cui si è scritto». Il consiglio comunale però non ci sta. Pregiudiziale bocciata con 37 voti contrari e 2 favorevoli (quello di Andolina e Furlanic, Federazione della sinistra).

Tocca a Franco Bandelli, che ha gia candidato Alessandro Carmi alla successione di Furlanic, illustra la mozione e per la prima volta, da quando siede in consiglio, non parla a braccio e legge un discorso scritto di suo pugno. «Oggi non c’è spazio per il cabaret - attacca Bandelli -. Oggi il consiglio comunale scriverà una pagina politica che resterà negli annali di questa assemblea». In effetti si sta riscrivendo la storia e magari una maggioranza politica. «Non escludo possibili stravolgimenti del quadro politico. Non siamo qui a processare nessuno. Siamo qui a discutere di inadeguatezza a ricoprire un ruolo quello di presidente del consiglio», legge Bandelli con voce impastata. Tocca al presidente Furlani›. Nessun mea culpa da parte sua. Neppure “mezzo mea culpa”, come qualcuno aveva pronosticato nel pomeriggio. «Questa discussione surreale non avrebbe neppure aver avuto inizio. Ho sempre rappresentato il consiglio con il massimo della dignità. A volte addirittura in modo troppo garantista. Le mie dichiarazioni al Piccolo erano a titolo personale. Sono le stesse conclusioni a cui è arrivata la commissione mista italo-slovena. Se il consiglio comunale voterà la revoca non sarà senza conseguenza politiche».

Stefano Patuanelli, Movimento 5 Stelle, prende le distanze: «Il presidente ha condotto i lavori di questa anno in modo imparziale, ma nell’intervista al Piccolo non è riuscito a separare le sue funzioni. È entrato in un tackle doppio in scivolata su un tema sensibile». Durissimo Claudio Giacomelli (Fratelli d’Italia): «Le memorie condivise non sono per questa generazione. Sarebbe come se qualcuno avesse detto che l’Olocausto non è mai esistito». Maurizio Ferrara (Lista civica indipendente), che non ha firmato la mozione di sfiducia, chiede le dimissioni preventive di Furlani› e lancia la candidatura di Andolina. «Lei è rimasto indietro di 60 anni pur avendone la metà».

Everest Bertoli, capogruppo di Forza Italia, è convinto di chiamare “presidente Furlanic” per l’ultima volta. «Questa è veramente una seduta surreale» certifica Bertoli. «Non voglio avere memorie condivise, ma abbiamo diritto di avere un presidente del consiglio all’altezza». Paolo Rovis (Ncd) ridefinisce il ruolo dello scranno a fianco di quello con l’alabarda rossa del sindaco: «Fare il presidente del consiglio comunale è qualcosa di più che fare il presidente di un condominio».

Alla fine prende la parola Andolina che rifiuta in modo plateale la sua candidatura: «Se disapprovo le parole di Furlani› le disapprovo per la sua moderazione. Gli slavi hanno spento i fumi della Risiera e voi invece ripiangete quel periodo». E si scatena la bagarre. Tutto molto surreale.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo