Battaglia a Lubiana sul commissario Ue

Sarà nominato dal governo dimissionario. Calano le quotazioni di Bratušek. Spunta il nome dell’ambasciatore Genorio
Slovenija, Ljubljana, 16.12.2013, 16. December 2013..Premierka Alenka Bratusek odgovarja na vprasanja poslancev na redni seji DZ RS. Politika, portret..Foto: Ziga Zivulovic jr. /Bobo
Slovenija, Ljubljana, 16.12.2013, 16. December 2013..Premierka Alenka Bratusek odgovarja na vprasanja poslancev na redni seji DZ RS. Politika, portret..Foto: Ziga Zivulovic jr. /Bobo

Bruxelles si allontana per la premier dimissionaria Alenka Bratušek. La sua coalizione l’ha abbandonata e molto difficilmente passerà la sua autocandidatura a commissario europeo per la Slovenia. Partita un po’ in sordina, la “lotta” per far parte dell’”esecutivo” dei Ventotto si sta facendo di ora in ora a Lubiana più rovente. E spuntano nomi nuovi. Innanzitutto il commissario uscente all’Ambiente, Janez Poto›nik dopo aver annunciato la sua uscita di scena, improvvisamente alla domanda se si ricandiderebbe risponde con un emblematico: se lo Stato chiama io dirò di sì. È importante spiegare che, nel caso in cui il governo (dimissionario) sloveno non riuscisse a mettersi d’accordo su un candidato, allora dovrebbe presentare al futuro presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker una rosa di tre nominativi e a decidere sarebbe lo stesso Juncker.

Il “terzo uomo” accreditato alla poltrona nelle ultime ore è l’attuale ambasciatore della Slovenia all’Ue, Rado Genorio. Questi afferma di non essere stato ancora interpellato in materia e di non averne parlato né con la premier Bratušek, né con il ministro degli Esteri, Karl Erjavec, che vedrà comunque martedì a Bruxelles in occasione del summit dei responsabili delle diplomazie dei Ventotto. Genorio comunque appare assolutamente possibilista e spiega come già in passato molti Paesi abbiano scelto per la carica di commissario un “tecnico” ossia una persona che conosce molto bene i meccanismi del non facile meccanismo delle istituzioni comunitarie. Dicevamo della Bratušek.

Bratušek ambisce alla poltrona di Bruxelles

La sua autocandidatura viene bocciata duramente dal suo attuale esecutivo, seppur dimissionario e al quale spetterà comunque la nomina. Il ministro degli Interni, Gregor Virant spera che la premier non oltrepassi la soglia del buongusto autocandidandosi. I socialdemocratici dicono apertamente “no” all’ipotesi e propongono tre nomi papabili: oltre al suddetto ambasciatore Genoria anche il ministro dimissionario Anja Kopa› Mrak e l’eurodeputata Tanja Fajon. I socialdemocratici con i nomi proposti non intendono bocciare l’operato del commissario uscete Janez Poto›nik, ma, sostengono, è necessario che la Slovenia dimostri di essere in grado di proporre anche altri uomini o donne qualificati a ricoprire l’ambita poltrona europea. «Il commissario - spiega invece proprio Poto›nik al quotidiano lubianese Delo - deve un grande senso della politica e grande preparazione».

«Certo - precisa - a Bruxelles si sta facendo una grande lobbing per candidature femminili, ma è chiaro che, alla fine, Juncker dovrà guardare prima di tutto alla professionalità che al sesso del candidato». Poto›nik cerca anche di calmare le agitatissime e confuse acque politiche slovene affermando che la nuova commissione si insedierà a novembre e quindi cìè tutto il tempo per esprimere una candidatura ponderata e condivisa. E restando proprio in tema di condivisione va rilevato che il partito trionfatore delle ultime elezioni politiche anticipate in Slovenia, la Smc di Miro Cerar chiede di essere sentita in merito alla scelta del commissario anche se la decisione, come detto, spetterà al governo dimissionario.

Chiaro che il partito del futuro premier incaricato voglia un “amico” a Bruxelles. Se il nominativo prescelto dall’esecutivo Bratušek non dovesse essere di gradimento del partito di Cerar e visto che il nuovo governo che sarà guidato proprio da Cerar si insedierà in Slovenia entro la metà di settembre, i vertici della Smc sostengono senza remore che sarebbero pronti a revocare il mandato al commissario indicato dal governo dimissionario per sceglierne a sua volta un altro.

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