"Basta stelle rosse jugoslave a Trieste": se ne discute in Municipio
TRIESTE «Prevenire è meglio di curare. Cerchiamo vengano evitate, anche durante la celebrazione del Primo Maggio di quest’anno a Trieste, le pagliacciate offensive di figuri indossanti la bustina con la stella rossa e sventolanti tristi vessilli titini». La prima iniziativa politica di Un’Altra Trieste Popolare, che candida sindaco Alessia Rosolen, è sulla prevenzione. Storica più che sanitaria. L’11 dicembre scorso è stata presentata una mozione urgente firmata congiuntamente dai consiglieri di Trieste Popolare (Paolo Rovis e Roberto Antonione) e Un’Altra Trieste (Alessia Rosolen e Franco Bandelli). «Abbiamo presentato la mozione affinché il Primo Maggio sia null’altro che la Festa del lavoro e, finalmente, di tutti i lavoratori. Di ogni parte politica. Affinché gli incubi del passato non sfilino in piazza, ma rimangano ben chiusi nelle teste di quei pochi che, ancor oggi, vorrebbero riaprire ferite e perpetuare sofferenze» fanno sapere i promotori. La mozione non è stata ritenuta urgente. E così se ne parlerà solo oggi alle 11 nella seduta della Conferenza capigruppo come “ordine del giorno aggiuntivo” in vista del prossimo consiglio comunale.
La mozione parla di “prevenire e impedire l’esposizione di simboli dell’ex Jugoslavia durante la celebrazione della Festa del lavoro del Primo Maggio». Per ironia della sorte è toccato proprio al presidente del consiglio comunale Iztok Furlanic (candidato sindaco di Sinistra unita) convocare la Conferenza capigruppo su un tema a lui particolarmente caro. «Una parte della città vede il Primo Maggio del 1945 come la Liberazione. L’esercito jugoslavo che entra in città era un esercito di liberazione. Così era considerato dagli anglo-americani. Non lo dico io. Lo dicevano Franklin D. Roosevelt e Winston Churchill» disse in un’intervista il 15 ottobre 2014 mettendo a rischio il suo posto da presidente del Consiglio comunale. Chissà se oggi, in vista delle amministrative, accetterà questa azione preventiva dopo aver contestato la targa messa a ricordo del 12 giugno 1945 come liberazione di Trieste («Un fatto inesistente dal punto di vista storico»).
La mozione di Rovis e Bandelli parte da un diverso punto di vista storico: «L’apologia della dittatura titina reca offesa e insulto alla città di Trieste e alle genti che, in nome del regime jugoslavo, hanno subito persecuzioni, violenze, morti, iniziate proprio il 1° maggio 1945 e conclusesi dopo quaranta giorni di assassinii, barbarie e infoibamenti». Ma non basta. La mozione di Un’Altra Trieste Popolare si preoccupa persino di tutelare la memoria “comunista”: «La bandiera jugoslava e i personaggi che il 1° maggio dello scorso anno la esibirono, ha offeso anche la memoria di quei 2000 lavoratori operai comunisti che, nell’immediato dopoguerra, partirono da Monfalcone per raggiungere la Repubblica di Tito, attratti dal mito del socialismo reale, e finirono, invece, internati da innocenti nel gulag di Goli Otok, sul cui pennone garriva la medesima bandiera esibita a Trieste per la Festa dei lavoratori». La mozione, se approvata dall’aula, dovrebbe impegnare il sindaco a evitare tutto ciò. A meno che il “compagno” Iztok non riesca finalmente a far ribaltare la visione. E a tramutare la prevenzione in liberazione.
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