Bassa, spunta un inceneritore di rottami d’auto

Nuovo impianto a San Giorgio di Nogaro, servirà a produrre energia elettrica. I sindaci: non c’è pace
UDINE
«La speranza è che si ravvedano. Ma adesso abbiamo un altro problema...». Non solo il cementificio. Cecilia Schiff, sindaco di Porpetto, uno dei tanti comuni del “no” all’impianto di Torviscosa, racconta che «non c’è mai pace». «Ci è appena arrivata dalla Regione una nuova richiesta di parere in materia di impatto ambientale – spiega –, questa volta su un impianto di recupero "fluff", una sorta di inceneritore». Il “fluff” è l’ultimo scarto del processo di smaltimento dei rottami delle autovetture e rappresenta circa il 20-25% del peso di un veicolo.


Il nuovo impianto progettato nella Bassa friulana rappresenterebbe un ampliamento dell’attività della “Siderurgica”, in comune di San Giorgio di Nogaro, una società che opera a livello mondiale dividendo il materiale ferroso dei veicoli dalla restante componentistica. Con l’inceneritore si brucerebbe la parte non ferrosa, il “fluff” appunto (gomme, vetri, plastica), per recuperare energia elettrica da vendere poi all’Enel. Il motivo? Risparmiare. Fino a questo momento il “fluff” prende direzione Brescia con ovvi costi aggiuntivi. Bruciarlo in loco, con il ricavo di energia, sarebbe operazione evidentemente più redditizia. «Abbiamo visto il progetto – spiega il sindaco Schiff – e domani (oggi per chi legge) ne discuteremo con chi lo ha elaborato. Ascolteremo le spiegazioni ma è evidente che nuove emissioni in atmosfera non ci possono lasciare tranquilli».


La richiesta di esprimere un parere non è stata mandata solo a Porpetto ma, da prassi, anche ai comuni limitrofi. «E’ la procedura di rito – si limita a precisare l’assessore all’Ambiente Gianfranco Moretton –, quella che si segue per la trasmissione della domanda alla commissione Via. L’iter è sempre lo stesso». Dopo la Via verrà trasmessa una relazione ai comuni interessati e all'Arpa per successive analisi sulla compatibilità o meno della richiesta. Un problema futuro, forse. L’attenzione dei sindaci della Bassa rimane concentrata per adesso sul cementificio. «Sapere che si pensa di realizzarlo in un’area di rischio tossico crea ulteriori preoccupazioni», osserva il sindaco di Porpetto.


Un altro motivo per stoppare l’impianto? Anselmo Bertossi, sindaco di Bagnaria Arsa, ritiene che ce ne fossero già a sufficienza. «Per questo – sostiene – la Regione dovrebbe ritirare la proposta. Ma da settimane, dimostrando poco buon senso, la giunta Illy sta invece facendo clamorose brutte figure. Il cementificio, per questioni di natura tecnica, giuridica, chimica, urbanistica e viabilistica va evidentemente archiviato. Ci aspettiamo che la logica prevalga». Il comitato “No al cementificio” non è rimasto sorpreso dalle ombre legate alla direttiva Seveso, quella che si applica alle aree dove la concentrazione di grandi impianti industriali possono provocare, in caso di guasti o incidenti, uno scenario da rilascio tossico, e quindi da rischio industriale.


«Il cementificio – spiega il portavoce del comitato, Mareno Settimo – sorgerebbe a est dell’impianto clorosoda e a nord di quello cloro paraffine della Caffaro, 300 metri dal primo, 200 metri dal secondo. Soprattutto quello clorosoda ha già dato gravi problemi ambientali con gli scarichi di mercurio in laguna. Un nuovo elemento anti-cementificio? Solo la constatazione che questa struttura è stata pensata in un'area ad altissimo rischio e richiederebbe, tra l’altro, particolari sistemi di sicurezza».


Marco Ballico

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