Barche senza targa stoppate in Slovenia: multe ai trasgressori
TRIESTE. La data del 15 luglio è arrivata: da ieri scattano le sanzioni per i diportisti che entrano in acque slovene con imbarcazioni inferiori ai 10 metri non immatricolate. Non si scappa più quindi alle regole del Codice marittimo del Paese confinante, che, in caso di violazioni, prevede sanzioni amministrative dai 160 ai 500 euro. Sanzioni in cui potrebbero incorrere anche tanti triestini, abituati in questo periodo a trascorrere le vacanze in Slovenia e Croazia. Se finora le Capitanerie della vicina Repubblica erano state clementi, limitandosi solo ad ammonire i “fuori legge” rispedendoli poi a casa, d’ora in avanti faranno sul serio.
Da ieri infatti le autorità di Lubiana possono sanzionare i natanti senza targa, ma anche tutti i diportisti che non possiedono la patente nautica e l’assicurazione, altri documenti indispensabili per navigare oltreconfine. È venuta meno quindi ogni speranza di trovare un accordo con la vicina Repubblica. Almeno per il momento, visto che non ha sortito ancora i risultati attesi la mobilitazione di diversi parlamenti del Friuli Venezia Giulia che si erano mossi anche rivolgendo al governo alcune interrogazioni.
La pentastellata Sabrina De Carlo aveva addirittura portato il tema all’attenzione del ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Per la causa si era mosso anche un diportista trevigiano, Stefano Desidera’, solito recarsi d’estate in Slovenia o Croazia: aveva palesato alla Capitaneria di Capodistria l’ipotesi di sfruttare la targa speciale che viene richiesta normalmente ai natanti quando vogliono attraversare la laguna di Venezia, che prevede costi più esigui rispetto a una registrazione standard.
La nuova disposizione slovena ha però prodotto diversi effetti negativi. In primis sulle casse dei marina sloveni: a Portorose lamentano una diminuzione degli arrivi di natanti italiani pari al 40%. Non sono stati tanti evidentemente i proprietari di natanti che hanno deciso di immatricolare il proprio mezzo nautico. A confermarlo sono anche i dati della Capitaneria di porto di Trieste.
«Abbiamo ricevuto tante richieste d’immatricolazione, che però si sono concretizzate in due o tre pratiche effettive – spiega il comandante Elisabetta Bolognini, capitano di corvetta a capo della sezione Diporto e patenti nautiche della Capitaneria di porto –. Probabilmente l’utenza è scoraggiata dal fatto che prima di arrivare nei nostri uffici deve raccogliere diversi documenti».
Il costo ipotizzato per la sola registrazione è di circa 200 euro. Poi ci sono altre spese da affrontare: la registrazione dell’atto all’Agenzie delle entrate e gli importi relativi al rilascio di attestazioni e certificazioni degli organismi tecnici. Da non dimenticare la dichiarazione di conformità Ue, un documento quest’ultimo che le barche più vecchie precedenti al ’98 potrebbero non possedere.
Tutta una serie di pratiche, per cui è necessario impiegare almeno venti giorni. A soffrire della normativa slovena poi sono stati anche i circoli nautici triestini, che nelle scorse settimane hanno dovuto in parte rinunciare a una regata a Isola di optimist e laser: i gommoni dei club, privi di immatricolazione ma necessari per accompagnare i giovani velisti in mare, sarebbero dovuti rimanere a terra.
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