Barca impazzita contro il muro ai Filtri: il padrone della villa chiede i danni

TRIESTE «C’era un fumo nero e denso, non si riusciva a respirare. Io a un certo punto mi sono sentito male a causa di tutto quello che ho inalato, tanto che mi hanno portato in Pronto soccorso. Per non parlare dei danni alla mia casa». Lo sfogo è di Gaetano Oliva, il proprietario della villa che sovrasta i Filtri, dove sabato scorso è avvenuto il clamoroso incidente del motoscafo impazzito andato a sbattere contro la spiaggia a pochi passi dai bagnanti. Per fortuna senza colpire nessuno.
Il pilota del mezzo, il quarantottenne Paolo Muscovi, ha subìto ustioni di primo grado, ma è già stato dimesso dall’ospedale. L’esatta dinamica dell’incidente non è ancora però completamente chiara. In questo momento c’è solo la testimonianza di Muscovi che, stando a quanto da lui riferito ai familiari, sarebbe stato sbalzato dall’imbarcazione avvolto dalle fiamme a causa di un’esplosione al serbatoio. Detta in altri termini, il quarantottenne non avrebbe affatto abbandonato volontariamente il mezzo nel vano tentativo di domare un incendio a bordo (come sembrava in un primo momento), lasciando così la barca fuori controllo. L’uomo sarebbe stato invece catapultato in mare. Ma questa, appunto, è la sua versione dei fatti che dovrà essere accertata.
Adesso però la vicenda sta prendendo un’altra piega. Quella risarcitoria. Oliva, di mestiere presidente regionale dell’Anaci (associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari), è pronto a dare battaglia. E in attesa che il relitto del mezzo venga rimosso, ha già fatto un primo inventario dei danni. «Ci sono quelli nei miei confronti, innanzitutto, visto che ho respirato il fumo», fa notare. A questo proposito il professionista è pronto a far valere il referto del Pronto soccorso in cui effettivamente è stata rilevata l’esposizione all’incendio. «Dopo il disastro - ripercorre Oliva - ero veramente sotto choc. Ho visto la barca che veniva contro la casa e si è incendiata sotto i miei occhi. Il dramma è stato che tutto il fumo nero della plastica è entrato nei mio giardino e nelle mia abitazione. Sono stato invaso. Per prima cosa - ricorda l’amministratore di condomini - ho cercato di chiudere le finestre per fare in modo che la fuliggine restasse fuori, però ho inalato molto».
Poco dopo l’incidente, in attesa che i vigili del fuoco raggiungessero la zona dell’incidente, il proprietario della villa ha aiutato alcune persone a spegnere le fiamme. «Ci siamo dati da fare con i secchi d’acqua, quando sono arrivati pompieri buona parte del lavoro era concluso grazie a noi».
Oliva ha un certo punto ha avuto paura che l’incendio investisse pure la sua abitazione. «Certo - osserva - la ringhiera sopra il muraglione è piena di edera: se avesse preso fuoco, l’incendio avrebbe potuto intaccare l’intero giardino».
Ma cosa si è effettivamente rovinato nella villa? «Il muraglione in cui ha sbattuto la barca è annerito - afferma Oliva - dovrò chiamare una ditta specializzata. L’edera è bruciata, ma anche buona parte degli arredi del giardino sono stati interessati dalla fuliggine: il gazebo, i lettini, gli asciugamani, le stoviglie...è tutto un disastro. Per non parlare delle stanze della casa, dove l’odore di bruciato si sente ancora. Vanno assolutamente sanificate, perché qui non si riesce nemmeno a dormire», annota ancora l’amministratore di condomini». Oliva ha già incaricato il proprio legale di fiducia, l’avvocato Antonio Santoro, di interessarsi al caso per ottenere il risarcimento: sia per i danni materiali, sia per quelli di tipo sanitario certificati dal referto del Pronto soccorso.
Resta ora da rimuovere il relitto della barca incendiata. La Capitaneria di porto ha sollecitato il proprietario.
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