Barbara e quelle ore da incubo a Valencia: «Senza luce e acqua, siamo salvi perché siamo rimasti a casa»

Il racconto della triestina dalla Spagna: «Pioveva troppo, non me la sono sentita di prendere la macchina. L’autostrada è diventata una trappola mortale»

Micol Brusaferro
Barbara Lenge; a destra le auto devastate dall'ondata di acqua e fango
Barbara Lenge; a destra le auto devastate dall'ondata di acqua e fango

«Siamo ancora senza luce e acqua. Carichiamo i cellulari come possiamo nelle macchine. Usiamo i social per comunicare con i paesini e le persone che hanno perso tutto. Noi stiamo bene, abbiamo avuto fortuna. Sicuramente si poteva prevedere e avvisare prima. La situazione adesso è difficile. Gli aiuti ufficiali stanno tardando troppo. La solidarietà e il volontariato per il momento le uniche forme di aiuto. L’altra faccia della medaglia è la delinquenza, furti nelle case danneggiate, assalti ai supermercati».

 

Inizia così il lungo racconto di Barbara Lenge, triestina, che da anni vive e lavora a Valencia. Si trova fuori dalla zona più colpita, ma negli occhi ha la devastazione che ormai da giorni ha flagellato la città. In aggiunta alla paura di un allarme meteo che annuncia ancora possibili perturbazioni.

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«L’avviso della Dana (Depresión aislada niveles altos) era vigente da vari giorni – spiega – normalmente questo fenomeno porta piogge intense e di conseguenza allagamenti. A Valencia la terra è molto secca perché piove poco e il terreno non è in grado di assorbire l’acqua, che rimane in superficie. Inoltre la temperatura nel mese appena concluso è stata abbastanza alta e già in passato, sempre a ottobre, si sono verificati allagamenti in varie parti della città. Non so perché sono stati ignorati questi fattori – dice – e la gente ha creduto che si trattassero delle solite “quattro gocce” .

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Personalmente martedì mattina alle 6.40 ho visto il cielo nero – racconta ancora – e una pioggia forte che non era normale. Ho detto ai miei ragazzi di rimanere a casa, mia figlia va all’università ma la devo accompagnare alla stazione per prendere il treno e mio figlio va alle scuole medie. Avrei dovuto percorrere l’autostrada. Non me la sono sentita di prendere la macchina, perché già in passato con forti piogge ho avuto paura perché la visibilità si riduce e i riflessi pure».

 

Per fortuna Barbara ha scelto di non uscire di casa martedì, proprio durante l’arrivo della forte ondata di maltempo. «Durante tutto il giorno ha piovuto molto forte con vento e grandine. Le zone verso Utiel e Requena, a ovest di Valencia, – ricorda – sono state le prime a inondarsi. I fiumi delle località sono esondati già verso le 14. Mio marito è arrivato a casa inzuppato e ha deciso di non muoversi più. I fiumi nel pomeriggio erano già strapieni e con una forza incontrollabile data dal vento e la pioggia torrenziale».

 

 

 

Altre persone però stavano ancora rientrando dal lavoro, in una situazione che è rapidamente precipitata. «Le autostrade si sono convertite in trappole, – descrive ancora Barbara – si è allagato tutto in pochi minuti. Alle 18 eravamo già senza luce. Appena alle 20 è arrivato un messaggio della Protezione civile che diceva di rimanere a casa e non spostarsi».

 

Un allarme tardivo per tanta gente rimasta fuori, con le conseguenze che video e foto mostrano da giorni, immagini di una tragedia in cui il conteggio delle vittime non è ancora finito.

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«Abbiamo sentito testimonianze di vicini in shock per aver passato la notte in macchina o nelle stazioni di servizio al buio. Alcuni hanno abbandonato le auto e hanno camminato per ore per tornare a casa – racconta la donna – fino a ieri eravamo bloccati perché non si poteva circolare in autostrada. Stavano raccogliendo e pulendo la strada da fango, alberi, macchine, camion e cadaveri. Sono crollati ponti che limitano l’accesso ai quartieri in periferia ma la gente organizza camminate per portare aiuto ai vicini. Solo ieri in alcune zone si è visto l’esercito in altre solo i volontari».

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Dall’area dove Barbara abita, meno colpita come detto, si è già messa in modo la macchina della solidarietà, ma c’è ancora molto da fare. «Vivo vicino a Chiva e Cheste, stiamo mandando cibo, vestiti, acqua medicine a chi ha bisogno. La situazione peggiora perché l’acqua accumulata è stagnante e manca tutto. Le previsioni di altra pioggia preoccupano ma più preoccupante – conclude – è la mancanza di azioni coordinate da parte del governo in una situazione così tragica».

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