Baraccopoli nascosta sulle rive dell'Isonzo

Mimetizzata con frasche, ci passano la giornata. Cucina, griglia e sedie. Intervento delle “volanti”

Quella fitta boscaglia nasconde un piccolo mondo. Ignorato da molti, osteggiato da tanti alle volte soltanto per il “sentito dire”, ben conosciuto da chi frequenta il fiume.

Il piccolo mondo è “the jungle”, la casa dei richiedenti-asilo. Le rive dell’Isonzo, con l’arrivo della bella stagione, si sono nuovamente ripopolate in barba agli appelli perentori, agli avvisi, ai chiari avvertimenti di Prefettura, Questura, Comune.

Sembra non pernottino là. Però, nel corso della giornata, tornano sulle rive dell’Isonzo. Perché quello è diventato in un certo senso il loro spazio preferito. È vero, c’è il Nazareno, ci sono i container realizzati da Medici senza frontiere e gestiti oggi dal consorzio di cooperative “Il Mosaico”, c’è il dormitorio Faidutti, eppure loro - durante la giornata - preferiscono fermarsi lì, cucinano qualche cosa, parlano, si riposano, si rilassano. È più forte di loro. I divieti e i controlli non servono a nulla.

Viaggio sulle rive. L’accesso alla baraccopoli sull’Isonzo è, tutto sommato, agevole. L’area si sviluppa a 150 metri dal quartiere fieristico di via della Barca, più a valle. C’è un sentiero sterrato che è percorribile a piedi ma anche con la bicicletta, tant’è che non è difficile incrociare qualche immigrato che, in sella a una mountain bike, fa la spola fra i vicini supermercati e the jungle.

Sì, perché “là sotto” c’è anche una cucina. Rustica, costruita con quello che capita. Si possono scorgere diversi fornelletti da campo ma anche una griglia realizzata con sassi e qualche pneumatico, probabilmente scovato nella mega-discarica “italianissima” scoperta qualche centinaio di metri più in là.

I richiedenti-asilo sono soliti cucinare. Anche nei giorni scorsi parecchi richiedenti-asilo erano sulle rive dell’Isonzo: dal ponte VIII Agosto erano facilmente “avvistabili”. Peraltro, si sono potute vedere anche delle piccole colonne di fumo in corrispondenza dei fornelli da campo: segno palese che stavano cucinando.

 

Trieste e Gorizia, vite precarie di migranti in stazione e tra i boschi

 

Per fortuna, le condizioni dell’Isonzo - di questi tempi - non sono pericolose. Il fiume è quieto e Giove pluvio, in queste giornate, non sta recitando il ruolo dell’attore protagonista lasciando la ribalta al sole.

I profughi, il cui numero è calato dopo i recenti trasferimenti in Lombardia e in Piemonte, hanno un debole per il fiume, per le sue rive: ormai quello è diventato il loro punto d’incontro. Molte volte lo raggiungono sorreggendo borse della spesa, acquistata in un vicino discount.

Refugee Tracks, parte da Trieste il web doc sulle migrazioni lungo i binari
epa04981608 Migrants look out of windows of a train at the railway station in Cakovec, Croatia, 17 October 2015, near the border with Slovenia. Slovenia deployed its military to its border with Croatia on 17 October to help police handle an influx of refugees who re-routed their course across the Balkans after Hungary refused to let them through. EPA/BALAZS MOHAI HUNGARY OUT

Spunta una baraccopoli. Ma i richiedenti-asilo si sono organizzati. E hanno costruito anche delle baracche. Hanno scelto un luogo riparato e, per non dare troppo nell’occhio, hanno utilizzato frasche e qualche arbusto. In questa maniera, queste rustiche strutture sembrano integrarsi con l’ambiente circostante. Per realizzarle hanno utilizzato dei pali, una copertura intrecciata, alcuni teloni. All’interno cuscini, coperte, sacchi a pelo. E scarpe. Tante scarpe.

Non mancano le sedie, una delle quali (in pessime condizioni) sembra essere uscita da qualche ufficio. Nell’angolo-cucina sono state raccolte con un certo ordine una decina di pentole e piatti appoggiati sopra a cassette di plastica. Non si contano i vestiti lasciati sugli alberi, le borse di plastica, gli pneumatici che vengono utilizzati come base per pseudotavolini. I rifiuti, l’immondizia, gli scarti sono tanti. Troppi.

No, non occorreva essere Nostradamus per prevedere che le rive si sarebbero quasi immediatamente ripopolate. I flussi di immigrati continuano, le strutture di accoglienza restano sempre le stesse così come i Comuni “ospitali”, il Nazareno non può contenere più di 150 persone. Di lavori socialmente utili non v’è traccia e così, ogni giorno, si può assistere alle “processioni” di richiedenti-asilo che fanno la spola da un vicino supermercato alle rive dell’Isonzo, stracolmi di borse della spesa, generi di conforto, zaini e zainetti. Tutto come prima. Forse, peggio di prima.

Lavori socialmente utili per migranti, i Comuni collaborano. Gorizia esclusa

L’intervento delle Volanti.  Tant’è che, ieri mattina, un goriziano accortosi del massiccio afflusso di immigrati sulle rive dell’Isonzo ha allertato la Polizia, chiedendo il suo intervento. E, in pochi minuti, sono arrivate sul posto tre volanti. «I poliziotti - racconta un testimone - hanno spiegato agli immigrati che lì non potevano andare. Non ci sono stati particolari problemi. È stato un dialogo tranquillo. In pochi minuti, i richiedenti-asilo si sono allontanati». Scene viste tante volte.

I richiedenti-asilo, quasi sempre, hanno fra i 18 e i 38 anni. Provengono dalle zone tribali del Pakistan e da diverse aree (non c’è un trend definito) dell’Afghanistan. Il livello di istruzione è più elevato per i pakistani, così come decisamente buona è la conoscenza della lingua inglese. Gli afghani, invece, hanno un’istruzione medio-bassa.

Entrambi rappresentano l’investimento della famiglia allargata: sono gli uomini giovani quelli su cui i genitori e i parenti investono; sono gli uomini più forti quelli che possono reggere l’urto del duro viaggio verso l’Europa. Per arrivare qui e costruirsi una nuova vita lontano dalle guerre hanno speso una cifra variabile dagli 8mila ai 13mila dollari.

L’identikit dei richiedenti-asilo che continuano ad arrivare in città è contenuto nell’interessante report intitolato “I barconi dei Balcani”, indagine-pilota condotta a suo tempo dall’Istituto di sociologia internazionale di Gorizia (Isig): un contributo di conoscenza di assoluta rilevanza che permette di conoscere più da vicino queste persone in cerca di aiuto e di comprendere le loro dinamiche.

Riproduzione riservata © Il Piccolo