Bar, tabaccai e farmacie: i tanti negozi “graziati” dai mini affitti comunali

Seppur aumentati rispetto al passato, i canoni degli immobili municipali restano lontani dai prezzi di mercato. L'ottico sotto il Palazzo? Paga tremila euro al mese 
Silvano Trieste 2019-01-20 Le attivita' commerciali sotto il Municipio
Silvano Trieste 2019-01-20 Le attivita' commerciali sotto il Municipio

TRIESTE Come vincere alla lotteria. Per molti commercianti riuscire ad accaparrarsi uno dei fori commerciali di proprietà del Comune equivale ad avere tra le mani il biglietto vincente. Sì, perchè i canoni di affitto praticati dal Municipio, specie quelli relativi a spazi inseriti nel salotto buono della città, sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli del mercato privato. Per intendersi: per effetto degli importi fissati dall’amministrazione, costa meno affittare un foro comunale in piazza Unità che uno di proprietà privata in piazza della Borsa, via Einaudi, via San Lazzaro, Ponchielli, via Roma o in Cavana, dove i prezzi sono ormai volati alle stelle.



Va detto che rispetto al 2015, quando le tariffe di locazione dei locali commerciali comunali erano a livelli giudicati dagli addetti ai lavori praticamente ridicoli, i prezzi sono stati ritoccati all’insù. Ma, alla luce di quanto sono cambiati, tanto da schizzare alle stelle, gli affitti in centro storico negli ultimi anni, i prezzi risultano ancora inferiori a quelli di mercato, con vantaggi evidenti per il gestore ma non per le casse municipali.



Ne sa qualcosa l’ottico sotto al palazzo del Municipio, che versa al Comune 24.128 euro all’anno di affitto, quindi circa 2 mila euro al mese, quando nella vicina piazza della Borsa, o nelle vie San Nicolò o Corso Italia, ma pure in strade come via Dante o via delle Torri per un foro commerciale più o meno di quelle dimensioni non si sborsano meno di 3-4 mila euro al mese. Per non parlare delle cifre che sono costretti a sostenere gli affittuari dei fori commerciali ospitati in altri immobili di prestigio,come di palazzo Pitteri, palazzo Modello o il Tergesteo.

La bottega di pelletterie ai piedi del Comune paga poco più di 2.800 euro al mese, il tabacchino solo 738 euro, la farmacia circa 2.800, il bar all'angolo con via Malcanton ne versa circa 3 mila. Chi ha in affitto locali commerciali in centro città, nelle zone con maggiore appeal, strabuzzerà gli occhi a leggere queste cifre facendo un confronto con quelle che è costretto a versare. I contatti hanno una durata contrattuale di 6 anni, rinnovabili tacitamente dopo sei anni. Se non sussistono problemi di morosità o di conduzione il contatto è garantito praticamente a vita.

Ma il Comune possiede spazi commerciali messi a reddito anche al di fuori del salotto buono. Per esempio è di proprietà municipale lo spazio che ospita il Bar X di Palestrina, i cui titolari pagano un affitto di poco più di 1.800 euro al mese. In largo Barriera, una zona però meno appetibile dal punto di vista commerciale e dove gli affitti quindi sono più contenuti, c’è il calzaturificio Donda che per due locali, uno più ampio e uno di ridotte dimensioni, paga in totale 36.182 euro all'anno (circa 3 mila al mese) mentre la vicina agenzia Unicredit ne versa 7.700 euro al mese, importo rivisto nel contatto più recente. Negli accordi che il Comune ha siglato lo scorso anno, peraltro, è specificato che il locatario «non potrà avanzare pretese, a qualsiasi titolo, per qualsiasi intervento, riparazione, sistemazione e conservazione, manutenzione ordinaria e straordinaria e/o adeguamento tecnico, igienico, sanitario, impiantistico, allacciamento – utenze, che si rendessero necessari ai fini e nei limiti dell’uso consentito. Tali interventi saranno effettuati a cura e spese dell’aggiudicatario, previa autorizzazione e verifica, anche progettuale, da parte de gli uffici tecnici comunali, senza che l’aggiudicatario possa vantare alcun indennizzo da parte del Comune di Trieste, durante o a termine del rapporto».

Va detto poi che tra i locali comunali dati in affitto a uso non abitativo, molti sono occupati da associazioni culturali o benefiche. E in questo caso, visto che il locatario non è un’azienda con fini di lucro, può trovare giustificazione un canone agevolato. Come quello, ad esempio, richiesto al Goap, il centro anti violenza sulle donne che, per la sede di via San Silvestro, versa 4.283 euro all’anno. O quello di 2.722 euro chiesto agli scout dell’Amis per la sede di via Pindemente. Infine una curiosità. Il report affitti del Comune svela anche quanto incamera l’amministrazione per ospitare un’antenna di telefonia mobile: poco più di 14 mila euro l’anno. —


 

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