Bandiere e simboli del Friuli “riconquistano” piazza Unità
TRIESTE. «Che cosa c'è di strano? È scritto in legge». Gianni Torrenti si stupisce della domanda. Le bandiere azzurre con l'aquila araldica color oro simbolo del Friuli sventoleranno oggi non solo nei comuni friulani di Udine, Pordenone e Gorizia, ma anche a Trieste nell'anniversario dell'istituzione dello Stato del patriarcato di Aquileia?
Certo che sì, ripete l'assessore regionale alla Cultura ricordando il dettato della 6 del 2015, “Istituzione della "Fieste de Patrie dal Friûl”. Anzi, pure con titolo bilingue: “Istituzion de "Fieste de Patrie dal Friûl”.
Trieste e Friuli: due mondi diversi, in tante situazioni. Ma, sulla "Fieste", il capoluogo si deve adeguare. Perché il Consiglio ha legiferato e, pure sull'aquila, l'articolo 3 è chiarissimo: «Gli enti locali e gli uffici della Regione possono esporre all'esterno delle proprie sedi, in occasione della “Fieste de Patrie dal Friûl”, la bandiera del Friuli».
Potere non è dovere, ma Torrenti non ha dubbi: «La bandiera del Friuli comparirà in città in piazza Unità, in piazza Oberdan e pure in via Milano, la sede del mio assessorato». Perché stupirsi, appunto? E perché polemizzare come ha fatto Bruno Marini? «Quella del consigliere di Forza Italia non la considero in realtà nemmeno una polemica, mi sembrava che si trattasse solo di una battuta», dice l'assessore dopo aver letto le critiche dell'azzurro all'Istitût Ladin Furlan “Pre Checo Placerean”, che ha invitato gli inquilini del Consiglio regionale alle celebrazioni di Gradisca utilizzando la sola lingua friulana.
«Una forma di maleducazione, una scorrettezza. Non ho capito e quindi, alla festa, non ci andrò», ha rincarato la dose Marini citando a confronto le iniziative della minoranza slovena esposte in forma bilingue. Ma Torrenti non prende la vicenda troppo seriamente: «Mi pare che Bruno debba impegnarsi di più».
Potrebbe per esempio rivolgersi a Roberto Dipiazza, prosegue divertito l'assessore alla Cultura, «che parla il "furlan" meglio di Claudio Violino». O comunque «ai tanti colleghi di partito che il friulano lo sanno parlare. Non mi pare che a Marini siano mancati gli anni per farlo - prosegue Torrenti -. Se ci provo anch'io con la marilenghe? Sì, ci provo. E non mi pare ci voglia molto per tradurre un semplice invito».
Proprio da Trieste, tuttavia, arriva un'altra reazione sul tema. Franco Bandelli (Un'Altra Trieste) denuncia le «provocazioni leghiste» contro la città citando gli striscioni del "Tipicamente friulano" di Violino e le accuse di «ignoranza» dell'«eterno» Pietro Fontanini. In questa regione, scrive in una nota Bandelli, «il Carroccio è sempre stato guidato da fanatici friulanisti, che non perdono occasione per ostentare disprezzo e astio verso Trieste».
Un attacco alla Lega più che alla “Fieste” quello del consigliere comunale: «Ogni celebrazione è legittima, purché miri a diffondere valori e non ad alimentare rivalità e piccinerie campanilistiche. Qual è il vero obiettivo della Lega? Festeggiare o soddisfare la perversione di vedere la bandiera del Friuli in piazza Unità?». Ancora Bandelli: «I triestini sanno che, grazie alla Lega, paghiamo tutti un traduttore friulano in Consiglio regionale? Quanto costa?».
Oggi, comunque, si festeggia. A Gradisca a partire dalle 10.30, esposta la bandiera nella piazza Unità della località isontina, il corteo raggiungerà il Duomo accompagnato dalla banda della Società filarmonica Giuseppe Verdi di Ronchi dei Legionari. A seguire, il concerto degli “Scampanotadôrs dal Gurizan” dal campanile.
Alle 11.15, i vicari delle tre Diocesi di Gorizia, Concordia-Pordenone e Udine celebreranno la messa in friulano con la partecipazione del coro Sacri Cantores Theresiani diretto dal maestro Vanni Ferresin. Alle 12.30, nel Nuovo Teatro Comunale, si darà lettura della Bolla dell'Imperatore Enrico IV (del 3 aprile dell'anno 1077), atto fondativo della Patria del Friuli, a cura degli attori della Compagnia teatrale di Santa Maria di Sclaunicco.
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