«Bandiera di Tito? No, è il vessillo dei partigiani»

Quella bandiera della Jugoslavia, nella piazza principale di Sant’Andrea, aveva sollevato una montagna di critiche da Destra con la ferma condanna di Pettarin, Gentile, Cosma «perché inneggia a Tito»..

Oggi, a dare la sua chiave di lettura è David Peterin del Pd. Parte da lontano. «Quando ho partecipato alla commemorazione del 1° novembre davanti al monumento ai caduti nella guerra di liberazione a Štandrež, svoltasi nel rispetto delle misure per il contenimento del coronavirus, ho notato anche io qualcosa di strano sui pennoni delle bandiere: uno dei pennoni era vuoto. Sono rimasto colpito anche io, e come me - a giudicare dagli articoli dei giornali - tanti altri concittadini, dall’assenza della bandiera europea. Forse pochi cittadini sanno che il livello protocollare-istituzionale dell’amministrazione comunale di una città come Gorizia è purtroppo a livelli così scadenti da non prevedere neanche una serie di bandiere a disposizione della città affinché possano essere appese ai monumenti o altri luoghi nelle occasioni di festa o commemorazione. Allora succede che dei volontari, le vere anime che mantengono viva la nostra città, oltre a organizzare gli eventi debbano preoccuparsi anche di reperire le bandiere: negli ultimi anni la bandiera europea che veniva issata al monumento di Štandrež era la mia. Quest’anno solo all’ultimo momento si sono accorti di non averla a disposizione e così la bandiera dell’Ue non ha partecipato alla commemorazione davanti a uno dei monumenti che ne rappresentano la sua culla, peccato».

Poi, entra in quello che è il vulnus e contrattacca. «La bandiera con la stella rossa nelle varie combinazioni del rosso, blu e bianco è il simbolo sotto il quale hanno combattuto i partigiani che vengono ricordati dai tanti monumenti di cui è ricco il nostro territorio. Quelle bandiere, prima della Jugoslavia o della Repubblica socialista slovena, rappresentavano chi ha combattuto il fascismo ed il nazismo, chi assieme agli alleati ha sconfitto la peste del secolo breve. Io sono orgoglioso di quella bandiera e che i miei nonni nel nome di quel simbolo abbiano combattuto ed abbiano vinto il fascismo. Chi è veramente antifascista non può che rispettare quella bandiera che rappresenta soprattutto e prima di tutto il resto la lotta di liberazione, combattuta fianco a fianco da partigiani italiani, sloveni, serbi, croati, l’elenco sarebbe ancora lungo. Il presidente della Repubblica di Slovenia alle commemorazioni ufficiali si inchina alla bandiera slovena con la stella rossa. Allora mi chiedo: dove deve sventolare questa bandiera se non davanti al monumento ai caduti nella lotta di liberazione?».

Ma è il passaggio successivo che farà arrabbiare soprattutto il centrodestra. «Quella bandiera non rappresenta gli infoibatori ma i partigiani che hanno sconfitto il fascismo - aggiunge Peterin nel suo lungo scritto -. Ed è così che la porto nel cuore e non mi ha mai impedito di commemorare i morti, neanche alla foiba di Bazovizza. Nella nostra comunità dobbiamo stemperare i toni e cercare di comprendere la storia difficile di tutte le componenti della nostra città. Abbiamo avuto una storia difficile, che però ha portato a una ricchezza inestimabile. Se riusciamo a superare insieme questa storia di divisioni (superare non dimenticare) allora potremmo diventare veramente una Capitale europea della cultura. Le bandiere che rappresentano chi ha lottato il fascismo e il nazismo sono la ricchezza di tutti i popoli europei. Ma questo ovviamente non può essere compreso da chi, durante le sedute del Consiglio comunale, in modo goliardico si macchia ancora di un accenno al saluto romano o da chi ora attacca la bandiera con la stella ma a gennaio di ogni anno riceve nell’atrio del municipio la bandiera della Decima Mas. La sua sconfitta ci ha permesso di vivere oggi in libertà e democrazia. Grazie nonni per aver scelto la parte giusta». —



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