Bandelli, Dipiazza respinge le dimissioni

«C’è ancora tanto da fare, Franco sarà al mio fianco fino alla fine del mandato»
di Maddalena Rebecca
Dice di aver scritto la lettera nella notte tra lunedì e martedì. Perché tanto, angosciato com’era dalla valanga di insinuazioni piovuta addosso a lui e «ai suoi affetti», a dormire non ci sarebbe riuscito comunque. E spiega di aver trovato solo ieri in tarda mattinata il coraggio di consegnarla fisicamente nell’ufficio di Roberto Dipiazza. Lo stesso ufficio dal quale, poche ore più tardi, Franco Bandelli è uscito soddisfatto e rinfrancato. Anzi di più, tronfio.


L’assessore non lo ammette, ma gli si legge in faccia la soddisfazione per l’epilogo di una vicenda dalla quale è convinto di essere uscito a testa altissima. Cammina nervoso, altrettanto nervosamente parla al telefono - «ormai senza batterie per colpa dei tantissimi messaggi di stima che ho ricevuto per tutto il giorno» - ed è come se ogni suo gesto dicesse: «Stavolta ho vinto io».


La conferma di questa lettura, a suo giudizio, è arrivata anche dalle parole con cui Dipiazza ha respinto le dimissioni e confermato l’incarico di giunta. «Ha usato espressioni talmente belle da riuscire quasi a farmi commuovere - racconta Bandelli al termine del faccia a faccia in municipio -. Una in particolare ha colpito nel segno. Il sindaco mi ha detto: Franco, avrei potuto candidarmi alle europee, ma non l’ho fatto perché voglio portare a termine il lavoro ancora in piedi. E quel lavoro voglio concluderlo con te al mio fianco».


Di fronte a frasi del genere, anche il più motivato dei dimissionari probabilmente avrebbe avuto qualche cedimento. E infatti Bandelli, dopo un’ora scarsa di colloquio con il «suo» primo cittadino, ha abbandonato il piano originale e si è rimesso in tasca la lettera d’addio.


«Avevo bisogno di questa iniezione di fiducia. La stima che il sindaco mi ha ribadito oggi, e quella che tanti cittadini mi hanno manifestato nei giorni scorsi, sono uno spinta importantissima per andare avanti e fare ancora meglio di prima. Magari, in futuro, modererò certe uscite nei confronti dei colleghi di giunta. Ma dev’essere chiaro che la mia dichiarazione sul Piano delle opere (quella che ha mandato su tutte le furie Paris Lippi ndr) era assolutamente legittima. Perché o faccio l’assessore ai Lavori pubblici o il segretario degli altri componenti della giunta. Detto questo, con il vicesindaco continuerò ovviamente a lavorare. Ma la vita privata è un’altra cosa».


Soddisfatto, nel pomeriggio, anche Dipiazza, convinto di aver ottenuto un doppio risultato: far tornare all’ovile la pecorella smarrita e riportare un clima di serenità dentro l’esecutivo. «Ovviamente - puntualizza subito - ho respinto la volontà di Franco. Abbiamo sfide importanti davanti e dobbiamo affrontarle insieme. Ci possiamo ancora divertire. Quanto alle fratture, sono state definitivamente risolte. Chiuse, superate. Del resto - conclude Dipiazza ridimensionando la resa dei conti che ha appassionato mezza città per quattro giorni di seguito - si è trattato solo di un piccolo scivolone».


Meglio lasciarsi tutto alle spalle, dunque. E pazienza se a qualcuno la mossa delle dimissioni annunciate, presentate e subito respinte è sembrata una sceneggiata studiata a tavolino. «Io almeno - conclude Bandelli - le dimissioni ho avuto il coraggio di presentarle...»


«Ma chi gliele ha mai chieste? - ribatte a distanza l’altro protagonista della querelle tutta interna ad An, Paris Lippi -. Il partito non hai mai voluto l’uscita di Bandelli dalla giunta. E io non ho mai chiesto la sua testa. Lo farò, e lui lo sa, nel caso in cui tornasse a invadere il mio campo. Ma in questo caso gli avevo solo mosso delle osservazioni. L’ho criticato apertamente, forse anche sbagliando, ma del resto se non si può fare più neanche questo... La mia esternazione - conclude Lippi - è stata fatta solo per portare allo scoperto un problema interno alla giunta. E in giunta con Bandelli continuerò a lavorare. Certo, all’esterno i rapporti non saranno quelli di quattro giorni fa. Ma sia chiaro che dentro al partito problemi tra noi non ce ne sono mai stati». Strano, perché qualche tensione in casa An sembrava proprio di averla avvertita.

Riproduzione riservata © Il Piccolo