Bandelli chiede i danni a Dipiazza, Menia e Tononi: "Mi hanno denigrato"

Franco Bandelli, l’assessore "dimissionato" pochi mesi fa, ha citato in giudizio davanti al Tribunale il sindaco Roberto Dipiazza, il sottosegretario all’ambiente Roberto Menia e il consigliere regionale Pietro Tononi. Secondo l’atto i tre esponenti del Pdl, hanno provocato all’ex assessore "un danno morale e materiale, attraverso una serie di dichiarazioni denigratorie"
TRIESTE.
Dalle aule della politica a quelle giudiziarie. Franco Bandelli, l’assessore "dimissionato" pochi mesi fa, ha citato in giudizio davanti al Tribunale civile tre leader dell’area politica del centrodestra di cui lui stesso faceva parte. Il sindaco Roberto Dipiazza, il sottosegretario all’ambiente Roberto Menia e il consigliere regionale Pietro Tononi, dovranno farsi rappresentare nell’udienza già fissata per il prossimo 5 luglio. Secondo l’atto redatto dall’avvocato Alberto Kostoris, depositato ieri all’Ufficio notifiche della Corte di appello, i tre esponenti del Popolo della libertà, hanno provocato all’ex assessore, oggi leader del movimento Un’altra Trieste, un danno morale e materiale.


Lo hanno fatto, secondo la citazione, attraverso una serie di dichiarazioni fuorvianti, denigratorie e in un caso palesemente false. Il danno di cui l’ex assessore ai Grandi eventi e ai Lavori pubblici chiede di essere risarcito è stato orientativamente valutato in 60 mila euro. La somma, qualora il Tribunale accogliesse la richiesta, sarà devoluta al Centro oncologico dell’ospedale Burlo Garofolo. Negli ultimi cinquant’anni di vita politica cittadina, non era mai accaduto qualcosa di analogo.


Erano fioccate le querele per diffamazione e ingiurie tra esponenti di gruppi di opposto orientamento. Ma mai e poi mai all’interno di una stessa formazione politica, e per di più di maggioranza, la contrapposizione, il confronto per quanto aspro, era sfociato in una citazione per danni davanti al Tribunale. Franco Bandelli, il primo ”politico” ad avviare una simile causa, ritiene di essere entrato nel mirino dei suoi ex camerati, fin dalla primavera del 2008. Ecco cosa scrive l’avvocato Alberto Kostoris.


«In quel periodo iniziò il suo lento e programmato isolamento dal partito di cui faceva parte, congiunto prima a una campagna di voci e poi a una campagna mediatica volta a screditare la sua figura con tutte le gravi conseguenze che ne sono derivate». Nel gennaio del 2009 l’allora assessore ai Grandi Eventi, «era stato pubblicamente attaccato con l’accusa di essersi indebitamente ingerito nell’attività di altri assessorati».


«La campagna denigratoria era proseguita poi con schizzi di fango circa presunti interessi privati di vario genere di Franco Bandelli nella sua veste di assessore ai Lavori pubblici». Nell’atto di citazione viene sottolineata, a prova della «campagna denigratoria», una dichiarazione del consigliere regionale Piero Tononi in cui vi è un’ironica allusione alle pedonalizzazioni, alle chiusure di strade, alla mancanza di parcheggi alternativi, tutti collegati all’attività di Franco Bandelli. Ma non basta.


A riprova della persecuzione viene citata una dichiarazione dello scorso 8 agosto in cui il sottosegretario Roberto Menia chiede pubblicamente al sindaco Roberto Dipiazza di «cambiare le deleghe a Bandelli». Rincarando la dose e sostenendo nel corso di una intervista che l’assessore ai Lavori pubblici - iscritto al suo stesso partito - versa in pesante conflitto di interessi tra la sua carica di responsabile comunale dei Grandi Eventi e il ruolo privato di ”ideatore” e promotore della Bavisela.


«Con la Bavisela - scrive l’avvocato Kostoris - Franco Bandelli da tempo non ha più alcuna interessenza, rivestendo unicamente la carica di presidente onorario». Anche il sindaco è coinvolto nella causa civile. In una trasmissione televisiva del 20 febbraio parla di Bandelli e sostiene che «avrà anche lavorato, ma quando lo ha fatto è anche fallito». L’affermazione, secondo la citazione - «è falsa, atteso che Bandelli non è mai stato soggetto ad alcun tipo di procedura concorsuale, circostanza ben nota al sindaco».

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