Banche pronte alla fuga da Friulia verso Autovie

I soci privati possono convertire fino a metà delle azioni secondo i patti parasociali Terpin: «Non c’è nulla nero su bianco». La decisione potrebbe approdare presto ai cda
Di Marco Ballico

UDINE. «Non ho visto niente nero su bianco», dice Emilio Terpin, presidente di Autovie Venete. Ma, aggiunge, «sarei un bugiardo se dicessi che non ne ho mai sentito parlare». Il tema è quello della fuga delle banche da Friulia. L’ipotesi, emersa a inizio anno, si starebbe concretizzando. Nulla di definito, le delibere ancora non ci sono. Ma, come dalle prime indiscrezioni, i consigli di amministrazione degli istituti di credito dovrebbero dare in tempi non lunghi il via libera allo spostamento della partecipazione nella finanziaria regionale alla società autostradale, come del resto previsto nei patti parasociali sin dal battesimo della holding, nel 2005.

In quegli accordi, infatti, è scritto che i privati hanno la facoltà di convertire fino a circa la metà delle azioni sottoscritte allora (la presenza della Regione in Autovie non può scendere sotto il 67%), quindi circa una sessantina di milioni rispetto a un aumento di capitale che, nove anni fa, viaggiò attorno ai 120 milioni di euro, addirittura 20 milioni in più di quanto auspicato inizialmente dal governo regionale (erano decisamente altri tempi anche per le banche).

La prima a pensare al concambio è stata la Federazione delle Bcc. Il discorso è stato aperto con i soci della holding e la procedura avviata. Un passo poi seguito anche da altri istituti. Quando lo si concretizzerà, Friulia e Autovie vedranno riviste le loro quote azionarie. Stando al sito di Friulia la situazione risulta a oggi ancora immutata: la Regione possiede il 77,8% delle quote, la seconda grande fetta è divisa tra credito (16,1%) e assicurazioni (3,2%), con uno spazio importante per le locali Cassa di Risparmio del Fvg (3,18%), Bcc (2,31%) e Banca di Cividale (1,33%).

Lo stesso quadro effetto dell’operazione che coinvolse, sotto la presidenza di Augusto Antonucci, dieci soci privati tra banche e assicurazioni che, versando complessivamente 120 milioni (cifra che per metà può appunto essere ora convertita in azioni di Autovie), aumentarono la loro presenza nel pacchetto della holding dal 12% a oltre il 19%.

La questione sollecita un intervento dell’ex capogruppo del Pd Gianfranco Moretton, sempre vigile sulle vicende legate alla terza corsia. «Posto che le banche hanno esercitato l’opzione, con la conseguente diminuzione del valore complessivo delle azioni di Autovie – osserva Moretton dando per certo un passaggio che risulta in realtà ancora da deliberare –, il venir meno delle garanzie richieste dal sistema creditizio può essere alla base delle difficoltà di chiusura della trattativa per il maxi-finanziamento per completare l’opera. Un nodo su cui è calato il silenzio è che si aggiunge ad altre problematiche che riguardano la progettazione, lo stato di avanzamento lavori, la rimodulazione del piano finanziario, i maggiori costi dell'opera e le molte riserve presentate dalle imprese costruttrici».

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