Bancario prosciugava i conti dei clienti
Bonifici, giroconti, versamenti e operazioni finanziarie sul patrimonio effettuate a nome di ignari clienti. In una parola truffa.
È questa l’accusa a carico di un ex impiegato del Credito italiano (poi diventato Unicredit) che ha prestato servizio alle agenzie di piazza Garibaldi e via Ginnastica.
Si chiama Claudio Zandonella, 63 anni. Attualmente non risulta nell’elenco dei dipendenti dell’istituto. È stato licenziato. È difeso dall’avvocato Furio Stradella.
Secondo le indagini coordinate dal pm Massimo De Bortoli, Zandonella si è appropriato tra il 1998 e il 2008 di una somma compresa tra 470mila e 693mila euro rastrellando il denaro dai conti correnti di ingnari anziani correntisti che non spettavano proprio di nulla. Sono 61 le vittime. La cifra seppur consistente non è precisa perché la ricostruzione ha dovuto tener conto di varie operazioni in perdita. Certo è che ogni anno dal 1998 fino al 2008, Zandonella ha “incassato” tra i 50 e i 70 mila euro prelevandoli dai conti dei sessantun clienti. Ognuno ha inconsapevolmente versato un tanto. Senza rendersene conto. Li ha saccheggiati bonifico dopo bonifico, giroconto dopo giroconto.
Lo ha fatto, secondo l’accusa, in maniera sistematica e scientifica con ripetute operazioni effettuate puntando proprio ai clienti di età avanzata e spesso falsificando la documentazione bancaria necessaria per effettaure le singole operazioni.
Insomma Zandonella era talmente efficiente che faceva tutto da solo. Dagli ordini delle operazioni di bonifico o giroconto, firmava con il nome del cliente e poi siglava con visto di controllo. E seguiva la “pratica” fino al versamento del denaro. Che poi - ovviamente - spariva dal conto del cliente per entrare nelle sue tasche.
Chi si è accorto di quello che stava accadendo è stata la banca Unicredit stessa dopo un’indagine interna al termine della quale è stata sporta querela nei confronti dell’impiegato. Con il quale nel frattempo è stato risolto il rapporto di lavoro. È stato licenziato in tronco.
L’aggravante - secondo il pm Massimo De Bortoli che nei giorni scorsi ha chiuso formalmente le indagini preliminari - sta nel fatto che Zandonella ha effettuato le operazioni oggetto della denuncia approfittando del fatto di avere a che fare con anziani (molti nel frattempo sono deceduti) che non erano particolarmente attenti ai flussi di denaro in uscita. In altre parole si fidavano dell’impiegato e della banca.
Gente che non solo, per consuetudine aveva fiducia nel bancario, ma soprattutto non era neanche in grado di controllare con la dovuta attenzione un estratto conto.
Ma c’è di più. Il pm De Bortoli ha ipotizzato a carico di Claudio Zandonella anche il reato di falso continuato. Questo perché appunto - secondo le indagini e anche gli accertamenti interni - l’impiegato scriveva e firmava di proprio pugno a nome degli ignari clienti la documentazione delle singole operazioni nonché i prospetti contabili non ufficiali.
Questi prospetti relativi ai rapporti intrattenuti dai vari clienti erano stati addirittura “arricchiti” con l’annotazione di consistenze patrimoniali maggiori di quelle effettive.
Praticamente gonfiava i conti. In questo modo quando gli anziani clienti si presentavano da lui addirittura erano contenti e riconoscenti per come gestiva il conto. Non sapevano che quelle carte erano false. I soldi, insomma in gran parte non esistevano. Se non nel suo conto corrente che appunto lievitava a spese dei clienti che spesso lo ringraziavano allo sportello. Ora si va verso verso il processo.
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