Banca vuota presa d’assalto a Trieste: assolti Tornatore e altri 16

“Il fatto sussiste ma non costituisce reato”. Liberi tutti dopo quattro anni di processo
Lasorte Trieste 11/11/11 - Via Donota, manifestanti
Lasorte Trieste 11/11/11 - Via Donota, manifestanti

TRISTE “Il fatto sussiste ma non costituisce reato”. Liberi tutti dopo quattro anni di processo. Lo ha deciso il giudice Camillo Poillucci. Escono dunque a testa alta dal processo a loro carico le 17 persone aderenti al movimento “Occupy” che l’11 novembre 2011 erano state accusate di aver preso d’assalto l’ex Banco di Napoli in corso Italia e un piccolo pied-à-terre di proprietà del Comune in via del Sale, e per questo imputate di avere “invaso arbitrariamente terreni o edifici altrui al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto”. La pubblica accusa aveva chiesto tra i due e i tre mesi di reclusione e ammende per un valore che oscillava tra i 200 e i 400 euro ciascuno, per alcuni maggiorate a causa della recidiva.

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Gli episodi contestati ai 17 erano avvenuti nell’ambito di un corteo regolarmente comunicato alla Questura, partito da piazza Oberdan e arrivato come previsto fino a corso Italia. Da qui una ventina di persone circa, difesi in aula dagli avvocati Luca Maria Ferrucci, Massimo Scrascia, Deborah Berton e Antonella Mazzone, a quel punto era entrata nell’enorme edificio inaugurato nel 1938 da Mussolini, oggi proprietà del gruppo Unicredit, ormai da anni in vendita ma senza esiti positivi. Tra i manifestanti c’era anche il leader morale dei no global triestini e ricercatore universitario di Astrofisica Luca Tornatore – fermato e arrestato per diversi giorni nel 2010 a Copenaghen durante il vertice mondiale sul clima – che assieme ad altri aveva anche organizzato un altro corteo il 29 febbraio 2012, quando era venuto in visita l’allora ad di Ferrovie italiane Mauro Moretti. Pure questo processo si è concluso con l’assoluzione (perché “il fatto non sussiste”).

Nell’ultima udienza Tornatore, sotto esame, ha specificato il senso che aveva a suo avviso l’atto di occupazione dell’ex Banco di Napoli, a cui tra l’altro, ha sostenuto, non aveva partecipato: si trattava di un’azione eseguita contro “la privazione degli spazi urbani” perché, usando un’espressione metaforica, “ci sono troppi edifici, vuoti di tutto, pieni di niente”.

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Per il locale di via del Sale, invece, ha testimoniato sempre il ricercatore, c’era stato in seguito un “gentlemen’s agreement” con l’amministrazione in base al quale il gruppo degli antagonisti lo avrebbe avuto poi in concessione per un periodo, lo avrebbe pulito, sistemato e infine utilizzato in diversi modi.

Appresa l’assoluzione, Tornatore ha dichiarato che «noi non ci siamo mai nascosti dietro a un dito, come dimostra ad esempio il caso degli Ogm, ammettiamo di avere commesso il fatto. Fa piacere questa sentenza, soprattutto per il significato sociale, dà un segnale importante, perché ha un senso di costruzione di democrazia, c’è anche una lunga tradizione di pensiero su questo tema. Si può continuare a credere così che piccole forzature simboliche della legalità, intesa nel senso stretto, in questo Paese non sono un reato in sé».

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