Bambini e autismo: le 12 cose da sapere
TRIESTE «Se tuo figlio vuole giocare con un bambino con autismo, lascia che si avvicini: i bambini hanno un rapporto più naturale, senza i pregiudizi e le preoccupazioni degli adulti, troveranno il loro modo di comunicare. Aiuta la loro interazione discretamente e solo se è necessario». È una delle “12 cose che forse non sai” elaborate dagli esperti di Progetto Riabilitazione, un’associazione di volontariato triestina dedicata ai bambini con autismo, un disturbo dello sviluppo caratterizzato da difficoltà sociali-comunicative e da comportamenti ripetitivi.
A inizio novembre l’associazione ha aperto una nuova sede, dotata di diverse sale che ospitano i colloqui individuali e le attività di gruppo come il taekwondo, la musicoterapia e i laboratori fotografici. Tutte le proposte sono gratuite, si avvalgono del contributo del Rotary Club, della Fondazione Casali e della Fondazione CRTrieste, e sono realizzate in condivisione con l’AsuiTs e il Burlo.
Il centro, oggi frequentato da 64 piccoli ospiti, è nato nel 2004 ed è tuttora guidato dalla sua ideatrice, Antonella Zadini, neuropsichiatra e specialista in riabilitazione, già direttrice della struttura complessa di Medicina Riabilitativa dell’AsuiTs. «La varietà delle attività offerte e il numero dei bambini e delle famiglie seguite, peraltro in costante aumento, - racconta Zadini - ci hanno portato a trovare una collocazione più ampia e confortevole».
Una richiesta di ampliamento emersa anche dalle famiglie. «Per i genitori la diagnosi è un momento generalmente molto duro - continua la neuropsichiatra Zadini -. Per loro c’è la necessità, specie dopo la prima comunicazione, di intraprendere percorsi di accettazione e superamento della sofferenza. Per gli adulti coinvolti è importante comprendere cosa sia l’autismo, cosa “fare” nella vita quotidiana, come riequilibrarsi con gli altri figli e come rispondere al bisogno di aiuto che il bambino richiede continuamente».
Secondo gli studi, l’autismo ha un’incidenza di 1 bambino ogni 58/60 nati ed è 4/5 volte più frequente nei maschi rispetto alle femmine. «La diagnosi generalmente avviene verso i 18 mesi anche se questa soglia potrebbe essere ulteriormente abbassata dati i segnali che possono emergere fin dai primi mesi di vita del bambino. Non c’è niente di assolutamente certo rispetto alle cause, ma possiamo dire che se un tempo le madri venivano additate da diversi psichiatri e psicoterapeuti come le responsabili, ora in molti hanno dovuto rivedere le proprie posizioni».
Con Zadini collaborano, per percorsi individuali e di gruppo, diversi professionisti tra cui Giulia Boschetti, Ioanna Papaioannou, Francesca Dicorato, Francesca De Giorgi, Anna Flamigni. Per maggiori informazioni visitare il sito: www.progettoriabilitazione.net. —
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