Bambini di fedi diverse insieme al Festival biblico

Un palco, centinaia di studenti, un tema conduttore in grado di animare la creatività in chiave religiosa ribadendo così il respiro ecumenico di Trieste. Tutto questo all’interno del “Festival biblico diocesano”, progetto a cura dell’Ufficio Scuola Diocesano andato in scena nella mattinata di ieri al Teatro “Silvio Pellico” per la sua seconda edizione, manifestazione con oltre 400 alunni in rappresentanza di una trentina di classi provenienti da più di venti istituti della provincia, di ogni ordine e grado. La Bibbia si studia anche così, tra arte, ingegno e socialità, cercando di portare alla ribalta qualche spunto saliente della tradizione su cui poter lavorare con un ampio ventaglio di tecniche, espressioni e linguaggi.
Un piccolo festival dunque, ma senza vincitori, premi o giurie (un solo vincolo, quello di un tetto massimo di cinque minuti per rappresentazione) quanto una sorta di “tutti insieme appassionatamente” ideato per archiviare al meglio un percorso didattico in salsa scolastica. A dare “una mano” quest’anno ai partecipanti è stato un riferimento biblico come la figura del patriarca Abramo, perfetto trait d’union delle religioni monoteistiche, e che ieri ha infatti propiziato la presenza congiunta sul palco del teatro “Pellico” dei tre rappresentanti locali, l’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, il rabbino Ariel Haddad e l’imam Nader Akkad.
Al centro dei lavori di quest’anno il tema “Guarda il cielo e conta le stelle”, un passo fondamentale della Genesi, al cui interno vengono seminati diversi spunti, dal confronto al dialogo alla dimensione familiare sino all’aspetto dalle tinte di attualità sociale più evidenti, quelle dell’accoglienza, da offrire sempre e ovunque. Su tali accenti ha giocato ad esempio l’Istituto “Marco Polo”, affidandosi alla formula del “quadro vivente” ispirato alla tenda di Abramo del mosaico di Ravenna, una rappresentazione semplice quanto tenera e dolce, ravvivata dai toni epici della colonna sonora del film “Braveheart” ma resa ancor più emblematica grazie alla partecipazione diretta sul palco del rabbino Haddad, dell’imam Akkad e del responsabile dell’Ufficio Scuola Diocesano, Don Fabio Visintin. Ognuno quasi in veste di “guest star”, intenti a rappresentare i “tre viandanti” accolti da Abramo, o forse, secondo una certa esegesi biblica, tre messaggeri divini, insomma, angeli. I ragazzi hanno così ideato e creato, lavorando sulla musica, le coreografie, il canto, la fotografia e la drammatizzazione, combattendo magari anche l’impaccio dell’emozione e del battesimo del palco. Ci fossero stati anche dei presentatori di ruolo, il festival ne avrebbe magari beneficiato nel ritmo.
Della seconda edizione del Festival Biblico resta piuttosto la fotografia di un momento valido in termini di socialità e di testimonianza concreta del clima interreligioso che da secoli in qualche modo disegna una delle isole felici di Trieste: «Trovo sia bellissimo far conoscere le Sacre Scritture ai ragazzi anche in questo modo – ha affermato l’arcivescovo Crepaldi – la Bibbia va conosciuta e amata, e in tal modo si può costruire una precisa identità. Per quanto concerne il tema conduttore, quando guardo la terra vedo il buio ma quando alzo gli occhi al cielo trovo il Signore. Dobbiamo fare in modo di cogliere anche noi le stelle, individuarle tra chi si adopera nel bene, nel dialogo, nella fraternità e nel dovere della accoglienza del prossimo».
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