Ballottaggi in 65 Comuni d’Italia, la battaglia dei sindaci test di prova in vista delle politiche

Occhi puntati su Verona con Tommasi in testa sull’uscente Sboarina. I dem alla conquista di Parma con Guerra (65%)

ROMA  I ballottaggi in 65 comuni, di cui 13 capoluoghi, rappresentano un test molto importante per capire la tenuta delle alleanze in vista delle politiche del prossimo anno, dal campo largo di Enrico Letta e Giuseppe Conte, al centrodestra a traino FdI. E infine per valutare il ruolo al centro di Carlo Calenda.

Tra il primo e il secondo turno il Movimento Cinque Stelle ha vissuto giornate difficili, e chissà se la scissione di Luigi Di Maio avrà qualche effetto sul responso delle urne. Da esaminare anche come il calo dell’affluenza condizioni l’esito del voto: alle 23 di ieri (dato relativo 55 comuni su 59) il dato parziale della partecipazione al voto è stata del 41,37, in calo rispetto al dato del primo turno (53, 791%).

A tenere banco, nelle ultime ore, è stato il batti e ribatti tra Enrico Letta e Giorgia Meloni che sembra essere un antipasto del duello che potrebbe essere al centro della prossima campagna elettorale delle politiche. «È evidente – ha ribadito l’ex premier – che non ci confronteremo con la Meloni, sarà un interlocutore nelle aule parlamentari dopo, sperando sia all’opposizione, ma non sarà con lei che discuteremo delle idee per domani». E ieri la risposta piccata della leader Fdi: «Enrico rilassati, non c’è questo rischio: per Fratelli d’Italia non è mai esistita l’ipotesi di un governo con voi. Mai con il Pd, mai con la sinistra».

Ad ogni modo ieri si è votato per i sindaci. Ovviamente tutte le partite sono importanti, ma è a Verona che si è giocata la sfida che potrebbe segnare politicamente l’intera tornata amministrativa. Il Pd spera seriamente di conquistare la città scaligera, forte del risultato di quindici giorni fa di Damiano Tommasi – ieri a mezzanotte in testa sull’uscente Sboarina di oltre 9 punti - e contando su un centrodestra diviso più che mai. La vittoria dell’ex calciatore della Roma, appoggiato da Pd, Azione, Più Europa, Partito socialista, Europa Verde, e liste civiche ma anche dal M5s sarebbe il miglior viatico a favore della strategia di Enrico Letta, quella di lavorare a un campo largo capace di essere attraente anche per Carlo Calenda: un fronte che punta a essere competitivo sul piano nazionale. Inoltre, l’ipotesi di una sconfitta del sindaco uscente, Federico Sboarina, fortemente voluto da Giorgia Meloni, acuirebbe il malessere già profondo creatosi nel centrodestra dopo il voto per il Quirinale.

«Il fatto che Federico Sboarina abbia deciso di non apparentarsi con le liste di Flavio Tosi – ha detto Matteo Salvini in un colloquio con La Stampa – è stato uno sbaglio clamoroso. E lo dice uno che Tosi lo ha espulso dalla Lega e che di certo non è uno dei suoi migliori amici. Non entro nelle dinamiche interne degli altri partiti ma da quello che mi risulta i vertici nazionali di Fratelli d’Italia hanno anche detto al sindaco di ripensarci, ma lui e i suoi hanno tirato dritto rinunciando a un accordo che avrebbe portato in dote il 23%».

A parte Verona, il centrosinistra considera certa la riconferma alla guida di Lucca e Cuneo. Grande felicità per la riconquista di Parma dopo 24 anni, con Michele Guerra oltre il 65%, mentre si punta anche su Como e Piacenza, anche se quest’ultima appare più in bilico. Ottimismo da parte dei dem anche ad Alessandria, feudo del capogruppo leghista alla Camera, Riccardo Molinari: anche qui, a sostegno del candidato sindaco, il Pd-M5s e Calenda. A Monza invece sembra che il centrosinistra sia indietro. Stesso discorso a Viterbo, Frosinone, Barletta e Gorizia dove il centrodestra è convinto di vincere. Infine Catanzaro dove sempre il centrodestra sembra avanti, ma c’è attesa per capire che peso avrà il sostegno a favore del centrosinistra di Calenda.

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