Ballerina a seno nudo Facebook censura: «Video pornografico»

Quel bacchettone di zio Zuckerberg colpisce ancora: scorge un seno scoperto e scatena la censura. Le stringenti regole sul politicamente corretto di Facebook hanno stroncato, ieri mattina, la coreografia “Museo in danza” che ha visto delle ballerine esibirsi nelle sale del Revoltella.
Ad andarci di mezzo stavolta è lo sventurato sito Trieste Cafè, “reo” di aver trasmesso la diretta della manifestazione, che includeva l’esibizione di una ballerina a torso scoperto. Il video è stato bloccato da Fb, che l’ha bollato come «contenuto pornografico».
Si tratta dell’ennesima scivolata del social network in Italia nel giro di pochi giorni. Sono recenti infatti le censure inferte a ignari utenti, colpevoli soltanto di aver citato delle persone che di cognome fanno “Negri”. E che Fb ha automaticamente identificato come razzisti.
Ma torniamo al caso triestino. Tanto la cornice quanto la coreografia sono auliche. Una ballerina si esibisce di fronte a due statue, dei nudi femminili. Durante la danza, resta a seno scoperto. L’evento è organizzato nientemeno che dal Politeama Rossetti e dalla compagnia Danzarea, nell’ambito di “Ts Danza 4.0”. Si esibiscono le ballerina Marta Bevilacqua, Valentina Saggin e Anna Savanelli.
Il canale Trieste Cafè trasmette in buona fede la diretta. Anche Il Piccolo è presente sul posto, ma al momento della danza distoglie la camera proprio per non incorrere nelle censure del social (il video integrale è però disponibile sul sito).
Tosto arriva la reprimenda facebookiana. Spiega la redazione di Trieste Cafè: «La diretta è stata bloccata da Facebook poco dopo la fine del video stesso, “non rispettoso degli standard della comunità”, in quanto appunto “contenuto pornografico”». Prosegue la redazione: «Per i parametri della comunità Facebook questo è equiparato ad un video porno a tutti gli effetti, come se la ballerina si stesse esibendo in un sexy show in qualche locale di lap dance».
Inutile specificare che così non era. È una lunga storia di conflitti, quella fra i social network e i capezzoli femminili. Il problema si presenta anche nel caso di Instagram, il social più utilizzato dagli amanti della fotografia, molto popolare fra i giovani. Tanto che a più riprese delle femministe militanti hanno inscenato campagne di protesta verso quella che, comprensibilmente, vedono come una discriminazione: perché un uomo può esibire i suoi capezzoli online senza esser tacciato di pornografia, mentre una donna no?
Nel caso di Facebook l’ossessione per il politicamente corretto arriva a risultati surreali. Mentre il social blu è canale di diffusione per propaganda razzista di ogni tipo, può capitare di incorrere in censure inspiegabili. Ne sa qualcosa Mauro Vanetti, candidato di Per una Sinistra Rivoluzionaria, che nei giorni scorsi ha fatto l’errore di citare la poetessa lodigiana Ada Negri. Profilo sospeso per razzismo. Idem per Elisa Corridoni di Potere al Popolo. Lo psicoreato? Citare Toni. Negri.
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