Ballaman nei guai, ora l’autista ricorda
di Claudio Ernè
TRIESTE
«Ero in panico, in preda all’ansia, il cuore mi batteva forte. Non mi rendevo conto di ciò che dicevo. Era la prima volta in vita mia che mi trovavo davanti ai giudici. Quel che dico oggi invece è tutto vero». Con queste parole Primo Vaccher, già autista dell’auto blu dell’ ex presidente del Consiglio regionale Edouard Ballaman sotto processo a Trieste per peculato, si è “rimangiato” ieri in aula quanto aveva affermato nello scorso novembre mentre era seduto sulla stessa sedia di testimone e aveva davanti a se gli stessi magistrati.
Vaccher nel frattempo ha cambiato ruolo ed è passato - su iniziativa del pm Federico Frezza - a causa di quelle affermazioni fatte “con il cuore in gola”, da teste a indagato per falsa testimonianza.
Ieri, rimagiandosi quando aveva detto e soprattutto “non detto” a novembre, ha evitato di essere processato. Anzi, la sua posizione verrà archiviata come prevede il Codice di procedura proprio perché l’ex autista dell’auto blu regionale che Ballaman avrebbe dovuto usare solo per gli spostamenti istituzionali, ha compiuto in un verso un passo all’indietro, nell’altro una vistosa piroetta.
Di fatto ieri ha messo nuovamente a fuoco alcuni episodi di cui aveva parlato nel corso delle indagini con gli investigatori della Guardia di Finanza ma che in aula l’altra volta aveva dimenticato o distorto. Sempre a causa del “cuore che batteva forte” e dell’ansia che lo attanagliava. «È vero, ho portato Edouard Ballaman e l’allora fidanzata da Pordenone all’aeroporto di Venezia - Tessera. Dovevano salire su un aereo diretto a Istanbul e ricordo che avevano le valige. Del viaggio avevano parlato quando io guidavo e ovviamente li sentivo. Non conosco il motivo del loro viaggio in Turchia».
Primo Vaccher, rispondendo alle domande postegli dal presidente Filippo Gullotta ha riportato in superficie il proprio ricordo di un altro episodio contestato all’ex esponente della Lega di Umberto Bossi. «Ballaman e l’attuale moglie si erano fatti accompagnare un’altra volta con l’Audi A6 regionale, all’aeroporto di Tessera per accogliere alcuni loro parenti che vivono in Sud Africa ed erano arrivati in Italia. Li ho attesi fuori dallo scalo: nell’auto della Regione, oltre a Ballaman e alla moglie è entrata una valigia. Non so di chi fosse: credo di una persona che era salita sull’altra auto, quella guidata del fratello della moglie. Poi siamo rientrati a Pordenone».
Il terzo episodio su cui l’autista pentitosi di quanto non aveva ricordato nell’altra udienza si è soffermato, è quello molto noto del trasferimento da Pordenone alla Malpensa per il viaggio di nozze. «Era il 7 gennaio 2010, io ricordo che ho scaricato le loro valige. Non so dove andassero: mi sembra fossero diretti in una località esotica. Non ricordo bene quale e per questo non lo dico, non vorrei compiere altri errori»
Primo Vaccher ha testimoniato con l’assistenza del suo legale di fiducia, Mauro Pozzetto, ed è rimasto davanti al Tribunale non più di 15 minuti. Il pm Federico Frezza ha rinunciato a porgli domande, mentre il difensore di Edouard Ballaman, l’avvocato Luigi Fadalti gli ha chiesto se in precedenza fosse stato al servizio di altri esponenti della Regione. «Ho fatto questo lavoro per 12 anni come dipendente regionale e quanto mi è stato chiesto da Ballaman non rappresenta nulla di nuovo. Dove gli assessori mi dicevano, io andavo, eseguivo...»
Il difensore dell’ex esponente leghista, ora passato al Gruppo Misto dopo l’abbandono forzato della carica di presidente del Consiglio, gli ha chiesto di essere più preciso. Ma l’unico cognome che è uscito in aula dalle labbra di Primo Vaccher è stato quello di Del Piero. Non affiancato nè da un nome proprio, nè da una data o una qualsiasi circostanza.
In sintesi l’autista ha in qualche modo riportato alla ribalta con le sue parole l’opera lirica in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart, “Così fan tutte”, o meglio “La scuola degli amanti”. Se avesse voluto l’avvocato Luigi Fadalti avrebbe potuto approfondire, cercare assonanze e analogie per dimostrare che l’ipotesi di reato contestata al suo assistito, è pratica corrente in ambito regionale. Ma questa iniziativa se ulteriormente approfondita, avrebbe sollevato in un verso un polverone, nell’altro non avrebbe migliorato di un millimetro la posizione processuale di Edouard Ballaman. Anzi. Quindi l’iniziativa della difesa si è fermata qui e l’autista è riuscito a riguadagnare il corridoio senza subire ulteriori pressioni che avrebbero potuto innescare eventuali crisi di panico, tachicardia ed ansia.
Poi l’udienza è stata rinviata a causa del concomitante impegno di uno dei tre giudici in un’altra aula dove aveva iniziato a lavora alle 9 del mattino e dove alle 17 lo attendevano altri cinque processi tutti affollati di testimoni in attesa da ore e ore e da avvocati spazientiti.
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