Balcani, «Niente più roaming anche in quattro Paesi dell’ex Jugoslavia»
La situazione dei quattro Paesi extra-Ue. Ancora fuori dal club europeo che conta. E “gelosi” di qualche vantaggio riservato ai soli fortunati che posseggono un passaporto di uno Stato dell’Ue. L’invidia è quella di chi vive in Paesi balcanici ancora extra-Ue, come Serbia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia e Montenegro, che hanno osservato - senza poterne assaporare i vantaggi - la morte del roaming dentro i confini dell’Ue il 15 giugno scorso. Abolizione che non ha interessato nazioni come Serbia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia e Montenegro, tutte in fila per un’adesione ancora lontana.
Azione comune dei quattro ministeri. Nell’attesa, perché non concedere un contentino, la fine delle tariffe-capestro per l’estero anche per i cittadini balcanici extra Ue? È l’obiettivo di un’azione comune dei ministri delle Telecomunicazioni di Belgrado, Sarajevo, Podgorica e Skopje, che hanno raggiunto un’intesa per chiedere a Bruxelles di considerare «l’estensione della cancellazione del roaming anche ai quattro Paesi» in questione.
Prezzi carissimi. L’annuncio della prossima campagna di convincimento nei confronti dell’Ue è stato dato dal ministro serbo Rasim Ljajic, che ha specificato che i quattro Paesi si sono messi d’accordo «letteralmente in cinque minuti» per lanciare l’offensiva, assai sentita dai cittadini delle nazioni dei Balcani ancora ai margini dell’Ue. Nessuna sorpresa, visti i sovrapprezzi e le tariffe-capestro richieste a serbi e altri per poter usare i loro telefonini all’estero, quando viaggiano per lavoro nell’Ue o sono in vacanza sulle spiagge greche. Cinquanta minuti di telefonate, 50 sms, 10 Mb di traffico internet per “soli” 40 euro, 100 mega per navigare sul web dal vostro cellulare a 15 euro: queste alcune delle poco vantaggiose opzioni per il cellulare in roaming.
La petizone. Un giorno le cose potrebbero però cambiare, anche prima dell’adesione: è l’auspicio dei quattro Paesi che stanno già «lavorando al testo» della petizione da inoltrare al «vicepresidente della Commissione europea responsabile per il mercato unico digitale, Andrus Ansip».
Difficile prevedere la reazione dell’Ue, «ma siamo consci che la realizzazione» della proposta «non sarà facile né veloce, dato che persino il processo per cancellare il roaming nell’Ue è durato dieci anni», ha ammesso Ljajic, ricordando che simile iniziativa era già stata respinta un paio d’anni fa. Ma «pensiamo - così il ministro - che come Paesi in via d’adesione anche i nostri cittadini» dovrebbero godere dei «benefici che possono essere sfruttati» da chi vive nell’Ue, oltre che in «Paesi non membri, come Norvegia, Islanda e Lichtenstein».
Le argomentazioni. L’idea è tutt’altro che balzana, ha commentato prima che la proposta divenisse pubblica l’autorevole think tank “The Balkans in Europe Policy Advisory Group” (Biepag): abolire il roaming per i Balcani contribuirebbe «a collegare le persone e a rendere» ai «futuri cittadini Ue» «la vita più facile». Oggi «i cittadini dei Balcani che viaggiano nell’Ue sono sottoposti a sovrapprezzi di 1,2 euro per le chiamate e 0,25 per i messaggi», ha sottolineato il Biepag ricordando che, per i ritardi nel processo d’adesione, «il sostegno all’allargamento si sta riducendo nei Balcani». Abolire il roaming potrebbe invece «ridare fiducia nel progetto europeo».
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