Balcani, nell’anno del Covid più morti che nascite

Nel 2020 gli Stati extra Ue registrano un’impennata di decessi. In Kosovo -16,5% di culle, in Bosnia Erzegovina -4% 

BELGRADO Un ulteriore calo delle nascite, un problema già endemico che da anni preoccupa e non poco le autorità locali. E un aumento marcato dei decessi, strettamente collegato al virus. Sono gli ingredienti della tempesta perfetta, sul fronte demografico. È quella che ha investito i Balcani extra-Ue l’anno scorso, il primo anno della pandemia, allarmante fenomeno che difficilmente invertirà la sua tendenza nel 2021. Anno scorso, il fosco 2020, che nella regione balcanica ancora fuori dalla Ue ha “recato in dono” ancora tantissime culle vuote e molti fiocchi neri appesi alle porte.



Secondo i dati degli uffici statistici nazionali della regione e di altre istituzioni governative dell’area, il calo della natalità è stato un problema ovunque. Lo è stato in Albania, dove le nascite sono scese dell’1,7%, ha segnalato l’Instat, l’omologo locale dell’Istat. Percentuale identica nel vicino Montenegro (-1,7%) e leggermente più alta in Serbia (-2,8%), ancora più elevata in Macedonia del Nord (-5%). Si può parlare senza tema di smentite di vero crollo della natalità in Kosovo, che ha registrato addirittura un -16,5% di nascite nel 2020 in un confronto con il 2019, mentre per la Bosnia-Erzegovina non ci sono ancora dati definitivi per l’intero anno, tuttavia da gennaio a settembre 2020 l’indicatore segnava già rosso, con un significativo -4% e 800 comuni dove oggi non vive più alcun bambino, ha svelato il ricercatore Miloš Popović, esperto in dati e mappe. Pandemia che ha impattato ovunque sulla propensione ad avere figli. È successo anche in altre nazioni della regione, più ricche e già membri del club europeo che conta, la Ue. In Slovenia, ad esempio, il calo delle nascite è stato del 5% su base annua, con soli 18.363 bambini venuti alla luce nell’annus horribilis del coronavirus e con un +16% di deceduti nel corso dei dodici mesi. Meno marcato il calo delle nascite invece in Croazia, “solo” -0,8% nel 2020. Ma tutto va messo in relazione e neppure Zagabria, infatti, può sorridere. Secondo dati del ministero croato della Pubblica amministrazione, i decessi nell’ultimo Paese a issare la bandiera blu a dodici stelle sono stati addirittura 59 mila l’anno scorso, contro i 54 mila del 2019 (+10,6%), evidenziando un ulteriore – drammatico – calo naturale della popolazione, in una nazione dove l’emigrazione verso i Paesi Ue più ricchi, Germania in testa, ha già determinato la “scomparsa” di decine di migliaia di lavoratori. Ma gli scomparsi, nel 2020, sono stati tantissimi in tutti i Balcani, soprattutto a causa del virus.


Mentre le culle rimanevano vuote, infatti, gli ospedali si riempivano a ondate ora regolari ,ora impetuose, di pazienti gravi, molti poi deceduti a causa del Covid o per malattie acute o croniche non curate in ospedali diventati off-limits per i pazienti non-Covid. Mortalità che è così salita a livelli record un po’ dovunque. Il primato spetta all’Albania, con un terribile +25,8% nel 2020 sempre in un confronto con il 2019. Segue a ruota la Macedonia del Nord, altro Paese duramente sferzato dall’epidemia (+22,5%). Male anche il Kosovo (+17,8%), così come la Serbia (+13,9%), dove secondo dati dell’Ufficio statistico nazionale solo a dicembre dell’anno scorso si sono registrati 17 mila decessi, contro i meno di 9 mila dell’anno precedente. In forte aumento il numero dei morti anche in Montenegro (+10,3%). E in tutta la regione, altro segno delle difficoltà contro cui la gente è costretta a lottare, è stato anticipato anche un significativo calo dei matrimoni. —


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