Badanti, colf e giardinieri in calo
TRIESTE. La badante parla sempre più italiano. Quello dell’assistente familiare, ormai, non è solo un mestiere per immigrati. Ma, complice la crisi, è un’opportunità occupazionale a pieno titolo. È l’osservatorio Ires Fvg, con lo studio di Chiara Cristini su dati Inps, a dirlo: tre quarti dei lavoratori domestici restano stranieri, ma l’incidenza è in progressiva diminuzione. Se nel 2010 rumene, bulgare, serbe e croate, o di altre nazionalità, rappresentavano l’80,4% del totale, negli anni successivi la quota è andata calando, sino al 76,7% del 2014. Tra le province Trieste presenta il numero più elevato, pari al 79,9%, contro il 73,5% di Udine. Dopo il record delle 16.187 unità del 2012, complessivamente il settore ha perso qualcosa: 15.965 badanti nel 2013 e 15.903 nel 2014. Un trend che tocca però solo il versante maschile: da un anno all’altro si contano 332 lavoratori in meno (da 1.348 a 1.016, -24,6%), mentre la componente femminile continua a crescere, dal momento che dal 2013 al 2014 si passa da 14.617 a 14.887 (+1,8%).
Il contesto regionale evidenzia così una maggiore tenuta rispetto a Nord Est (-6,4%) e Italia (-5,8%), aree in cui cala sia il dato maschile che quello femminile. La fotografia non tiene conto solo delle badanti, che nel comparto degli “assistenti familiari” continuano a rappresentare la stragrande maggioranza, ma raccoglie pure colf, baby sitter, giardinieri, cuochi e maggiordomi. Nel 2014 i lavoratori domestici sono cresciuti solo a Udine (+159, pari al +2,1%), mentre scendono a Gorizia (- 4,5%), Pordenone (-3,1%) e Trieste (-0,8%). Il settore si sta comunque sempre più femminilizzando: se infatti nel 2010 le donne rappresentavano in regione l’86,0% degli addetti iscritti all’Inps, e nel 2012 erano l’89,7%, l’incidenza raggiunge il 93,6% nel 2014, valori al di sopra del contesto nordorientale e nazionale. La gran parte dei lavoratori domestici stranieri in Fvg continuano ad arrivare dall’Est Europa: 10.176 (il 64% del totale). Seguono gli italiani (23,3%), mentre presenze meno significative sono quelle dell’Africa Centro Sud (2,5%), dell’Africa del Nord (2,3%), dell’Asia mediorientale (1,8%), delle Filippine (1,7%) e dell’Estremo Oriente (1,5%), con un’età media che si aggira tra i 45 e i 54 anni.
L’impiego è una sorta di part time: solo il 13% conta su una presenza continua nelle intere ventiquatt’ore. «Al di sotto delle 20 ore settimanali – riflette Cristini – si potrebbero nascondere situazioni di “lavoro grigio”, in cui la persona è contrattualizzata per un numero di ore inferiori a quelle realmente lavorate, compensate con fuori busta».
Quattro lavoratori domestici su dieci hanno ricevuto nel corso nel 2014 meno di 5mila euro. Sette su dieci meno di 10mila e appena il 28,8% ha superato i 10mila euro. Nel dettaglio, un terzo delle donne percepisce una retribuzione annua compresa tra 5mila e 10mila euro, mentre il 31,1% ha un reddito tra mille e 4mila euro annui, il 6,8% sta sotto i mille euro. Tra i maschi la concentrazione (41,3%) è nella fascia di reddito tra 1.000-4.999 euro annui. Presenta guadagni superiori, tra 5mila e 10mila, il 32,4% dei lavoratori, mentre solo il 14,9% riesce a ottenere oltre 10mila euro.
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