Badante prosciuga il conto corrente di un anziano triestino cieco
di Corrado Barbacini
Si chiama Antonietta Perich, 72 anni. Abita a Trieste in via Pisino 10. È accusata dal pm Cristina Bacer di aver svuotato il conto corrente di un anziano non vedente che avrebbe dovuto accudire. In quattro anni ha prelevato la somma di 445mila euro. Una fortuna che l’uomo, classe 1920, aveva risparmiato in una vita di lavoro come impiegato in una filiale di una banca in città, senza mai concedersi un lusso. Come una cena fuori o un viaggio.
La badante è stata scoperta da un nipote dell’anziano che - avendo la delega del parente - era andato in banca per effettuare per suo conto alcune operazioni. Amara constatazione: di soldi ne erano rimasti ben pochi. Ma, come poi hanno accertato gli investigatori della polizia municipale delegati dal pm, ben 200 mila euro riconducibili all’anziano erano finiti nel conto corrente della badante. L’altro denaro era sparito, volatilizzato, senza lasciar traccia.
Gli accertamenti sono scattati nel mese di luglio dello scorso anno. È emerso che la donna aveva indotto l’anziano «affetto da gravi disturbi alla vista di tipo cognitivo a consegnarle in più occasioni vari assegni bancari da lui sottoscritti e firmati in bianco».
«Metti sotto il tuo nome, al resto ci penso io», aveva spesso detto Antonietta Perich. E l’altro fidandosi della badante firmava senza problemi, probabilmente senza nemmeno sapere quello che stava facendo. Perché il cassiere della banca in un paio di occasioni gli aveva anche telefonato a casa per chiedere conferma della sua firma. E l’anziano aveva risposto positivamente senza nemmeno, così è emerso dagli atti, comprendere l’entità delle somme asseritamente scritte sugli assegni.
«Mi servono 20 euro», chiedeva la badante. Il numero scritto 20 voleva indicare 20 euro. Non certo 20mila euro. Cifra che invece poi appariva sul tagliando.
Con questo trucco, stando all’accusa, la donna ha progressivamente svuotato il conto corrente. Così hanno accertato gli agenti della Municipale. Gli assegni, che sono stati in gran parte acquisiti, secondo le indagini erano stati completati dalla badante con cifre a suo piacimento.
Ora, dopo la chiusura delle indagini preliminari, il pm Cristina Bacer, si appresta a chiedere il rinvio a giudizio della badante. Il reato contestato è di circonvenzione di incapace. Come detto l’anziano nato nel 1920 era non vedente. E soprattutto versava in stato di «deficienza psichica».
Antonietta Perich ha ora 20 giorni di tempo per farsi interrogare dal pubblico ministero alla presenza del difensore o inviare una memoria scritta. Per spiegare il suo punto di vista. Trascorso quel termine il procedimento andrà al gip.
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