Baby pipistrelli in difficoltà: cosa fare per soccorrerli

TRIESTE Sono cinque i cuccioli di pipistrello che in questo momento sono ricoverati e accuditi nella struttura gestita dall'Ente protezione animali di Trieste. Sono stati portati al centro di recupero presente in via Marchesetti da cittadini che li hanno trovati in difficoltà, senza la mamma pipistrello accanto, e che li hanno soccorsi. Questo del resto è il periodo “caldo” per i piccoli di pipistrello, che nascono tra giugno e luglio. «Talvolta interveniamo perché i baby pipistrelli hanno fatto il nido nei cassonetti degli avvolgibili, - spiega Patrizia Bufo, presidente Enpa - oppure ci vengono portati direttamente da chi li trova a terra, feriti, senza un nido nei paraggi».
I cuccioli di questa specie - che si alimenta prevalentemente di insetti e che appartiene all’ordine dei Chirotteri - si riconoscono per le loro ridotte dimensioni, ma pure perché il loro corpo non è ancora ricoperto di pelo, come invece quello di un adulto. Quando ci si trova davanti ad un pipistrello in difficoltà, sia esso ferito, disorientato o, appunto, un cucciolo caduto e sfuggito al controllo amorevole della madre, è fondamentale tenere presente che sono animali selvatici, rigorosamente protetti e, dunque, ne è vietata la detenzione. Nel tentativo di soccorrerne uno, è bene utilizzare sempre dei guanti o un panno perché, spaventandosi, con i suoi denti aguzzi il pipistrello potrebbe mordere come farebbe qualsiasi altro animale impaurito.
«L'animale va sistemato in una scatola di cartone con piccoli buchi per l’aria, - indica Bufo - non vanno somministrati né latte né altri mangimi. Meglio lasciarlo nella scatola in pace, portandolo al nostro centro il prima possibile».
Nel frattempo, fino a che non si consegna la bestiola all'Enpa, è bene tenere il pipistrello in un ambiente tranquillo, senza rumori e dove non sia a contatto con altri animali. «Se è ancora implume, cucciolo, noi lo alimentiamo con un latte per mammiferi adatto a pipistrelli che somministriamo con una spugna naturale, non sintetica, alla quale lui si attacca e beve. Gli adulti li nutriamo invece con “tenebrio mollitor”, ovvero con le larve della farina».
Lo staff dell’Enpa Trieste collabora con lo zoologo friulano Luca Lapini, che da anni monitora e classifica le specie di pipistrelli (al mondo ne esistono circa un migliaio) presenti sul territorio regionale. Detto che i pipistrelli non sono pericolosi, va ricordato che, se uno dei questi animali entra in casa, per cercare di farlo uscire è bene evitare di usare scope, bastoni, retini da pesca: il rischio è di stordirlo e farlo cadere a terra ferendolo anche seriamente. Niente urla e corse per la stanza, quindi: terrorizzato, il pipistrello perderebbe l'orientamento. Meglio lasciare le finestre aperte chiudendo, invece, la porta della stanza, magari spegnendo anche la luce: dopo qualche minuto il chirottero ritroverà da solo la finestra da cui è entrato e tornerà nel suo ambiente naturale senza fare danni. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo