Baby-parking, mamme in rivolta «Troppe restrizioni dalla Regione»
di Piero Rauber
La politica è “distratta”? C’è un rimedio infallibile che si chiama raccolta di firme. Più ne sbatti sul tavolo, più chanche avrai di farti sentire dal palazzo, anche perché il palazzo avvertirà davvero il fiato sul collo dell’opinione pubblica. L’hanno capito bene, evidentemente, le titolari di due baby parking della città, non appartenenti alla locale associazione che riunisce più della metà di tali strutture private, che per il Comune - per inciso - sono ufficialmente nove (perché nove sono quelle che hanno presentato la Dichiarazione d’inizio attività) per un totale di circa 130 bambini ospitati.
Le educatrici-imprenditrici di “Coccinelle” e Mickey mouse” - che hanno trovato una spalla in Alessia Rosolen, in qualità di consigliera regionale e comunale - sono sostenute infatti a spada tratta, nella loro crociata contro le restrizioni imposte dalla Regione di orari d’apertura ed età dei mini-utenti, da decine e decine di famiglie “sensibili” e messe in difficoltà proprio da tali restrizioni. Famiglie motivate che, assieme, hanno così racimolato, in pochi giorni, 173 “autografi” di altrettanti genitori triestini. E molti altri si starebbero accodando in queste ore.
Le sottoscrizioni s’accompagnano a una doppia lettera - la prima parte scritta dalle stesse educatrici-imprenditrici, la seconda da una mamma a nome delle altre - indirizzata al pordenonese Gianfranco Moretton. Il quale è stato per cinque anni il vice di Illy prima che tornasse Tondo ed è, oggi, il capogruppo in Consiglio regionale del Pd, tra i cui banchi siede anche il triestino Sergio Lupieri, che invece ha già dichiarato di non condividere una simile crociata. Un destinatario dunque, Moretton s’intende, non casuale, pare.
Nella parte della lettera scritta dalla mamma si contesta il Regolamento dei servizi per la prima infanzia, pubblicato sul Bur lo scorso 19 ottobre, ed entrato in vigore il giorno dopo, là dove vieta l’accesso ai baby parking ai bambini che non hanno compiuto un anno e a quelli che ne hanno più di tre, e ne limita l’apertura giornaliera a sei ore.
«Il regolamento - si legge nella lettera - è iniquo e assolutamente privo di logica, e farà perdere il posto di lavoro a moltissime donne» perché non avranno, per deduzione, più la possibilità di appoggiarsi a tali luoghi, fino al 19 ottobre flessibili, aperti fino a sera, al sabato e in estate. Luoghi che, peraltro, si propongono come “sostitutivi” dei nidi comunali, cui è così difficile accedere per graduatoria.
I baby parking - come ha già avuto modo di spiegare l’assessore di Tondo, Roberto Molinaro - hanno due anni di tempo per adeguarsi e trasformarsi in «servizi integrativi», come «centri per bambini, spazi gioco, servizi domiciliari, servizi di babysitting locali o servizi sperimentali e ricreativi». Eppure - incalza la lettera - «i baby parking sono strutture nelle quali lavora personale qualificato, sono diffusi e in continua espansione. Sicuramente la loro diffusione nuoce agli interessi dei nidi privati». Morale: «noi chiudiamo baracca, e le mamme non sanno dove mettere i loro figli», come ammette la titolare di una delle due strutture triestine che hanno dichiarato guerra alla Regione, trovando per strada man forte da parte delle colleghe di un baby parking di Tavagnacco e di un altro di Pradamano.
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