Baby-gang, il covo in piazza Perugino
Una banda, una vera e propria gang. Composta da ragazzi di 16 e 17 anni, pronti a tutto: dalle rapine alle aggressioni. Luogo di ritrovo, piazza Perugino.
Due componenti della banda sono stati arrestati dai poliziotti della Squadra volante subito dopo la violenta rapina alla tabaccaia di viale d’Annunzio 16 messa a segno l’altro pomeriggio. Sono un serbo e un rumeno, regolarmente residenti a Trieste. Essendo minorenni la legge impedisce di pubblicare i loro nomi. Sono detenuti nella casa di accoglienza al villaggio del fanciullo come ha disposto il procuratore dei minori Dario Grohman che venerdì li interrogherà alla presenza dei difensori.
Il terzo, a quanto pare pure rumeno, al momento è indagato. Accusato di concorso in rapina. Il suo ruolo nell’incursione violenta, per la polizia, sarebbe stato solo quello del palo, davanti al negozio di viale d’Annunzio che avevano preso di mira. Anche lui è stato inseguito e catturato dai poliziotti.
Ma al colpo dalla tabaccaia, o meglio alla sua organizzazione, avrebbero partecipato secondo gli accertamenti degli investigatori della Squadra mobile almeno 5 persone compresi quelli già individuati dalla polizia. Quindi mancano ancora due all’appello.
Tutti avevano un ruolo. Chi ha agito materialmente ultilizzando lo storditore elettrico, chi ha fatto da palo, ma anche chi ha “gestito” la rapina studiando l’obiettivo. Il colpo, insomma, secondo gli investigatori, era stato studiato e preordinato. Controlli e sopraluoghi effettuati in precedenza in viale D’Annunzio ma anche verifiche sul posto. Al momento della rapina non c’erano clienti. Solo la titolare Maria Parenzan, 75 anni.
Da ieri mattina all’alba sono scattate una serie di perquisizioni effettuate dai poliziotti della Squadra mobile. A operare è stato lo stesso team di investigatori che si è distinto nelle indagini di qualche tempo fa su un’altra baby gang, quella di piazza Oberdan. Per questo gli investigatori stanno cercando di risalire a tutti coloro i quali hanno avuto a che fare con i componenti della banda della tabaccheria. Seguono le tracce elettroniche lasciate dalle memorie dei loro telefonini, confrontano le impronte digitali degli indagati, ma studiano vecchie denunce e anche rapporti delle pattuglie su episodi di microcriminalità avvenuti in città recentemente. E ieri avrebbero anche sentito alcuni testimoni indiretti. La banda aveva studiato con meticolosità il colpo dalla tabaccaia. Ma non aveva previsto che dall’altra parte di viale d’Annunzio un abitante si fosse incuriosito dei movimenti dei rapinatori. Il testimone oculare si chiama Piero (il cognome è tenuto prudentemente riservato) era stato allertato non solo dai passaggi dei tre davanti alla vetrina ma soprattutto dal fatto che all’improvviso due (quelli che poi sono entrati) hanno alzato il cappuccio della felpa fin sugli occhi. Ha visto che uno poi metteva sotto la giacca un oggetto che sembrava da lontano un rasoio elettrico. Ma in realtà era uno storditore ad alto voltaggio. Ha telefonato al 113 e in pochi minuti gli agenti hanno fermato i baby banditi. Ora si cercano gli altri.
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