Azioni Hera in vendita, il Comune ci pensa
Vendere azioni “libere” Hera per fare cassa e finanziare le opere pubbliche? Nessun “no” a priori, si verificheranno i trasferimenti regionali e statali, poi, probabilmente a gennaio, ci sarà la “sentenza” sui titoli del gruppo che controlla AcegasApsAmga e di cui il Comune è socio con una quota pari al 4,6%.
L’assessore comunale al Bilancio, Giorgio Rossi, a domanda così risponde: «E’una delle ipotesi al vaglio e, dal punto di vista tecnico, la stiamo valutando con il responsabile dell’area finanziaria Vincenzo Di Maggio. Ma si tratta di una decisione che ha un connotato non squisitamente amministrativo e che quindi andrà condivisa con le forze politiche della maggioranza». Il tema è delicato e Rossi si muove con comprensibile prudenza: «Andremo verso un bilancio ancor più difficile del precedente e dobbiamo pesare tutte le possibilità per garantire la buona qualità dei servizi. E pesa l’incognita dell’Uti». «Guardiamo in faccia alla realtà - ragiona Rossi - gli incassi da alienazioni immobiliari si sono rivelati finora piuttosto modesti, adesso speriamo nella vendita dell’intero palazzo Carciotti ...». I capitoli, verso i quali eventualmente veicolare le risorse ottenute dalle azioni Hera, sono numerosi «dalla sicurezza delle scuole ai musei, per cui è francamente prematuro anticipare se venderemo le azioni dell’utility, quante ne venderemo e le priorità di destinazione». Che riguarderanno comunque opere e non servizi. Molto dipenderà da quando il Comune potrà redigere il bilancio: «Non vogliamo certo aspettare luglio, ma abbiamo bisogno perlomeno di sapere l’entità dei trasferimenti regionali». Alla luce di un quadro finanziario “leggibile”, sindaco, giunta e maggioranza rifletteranno sull’opportunità offerta dal pacchetto delle azioni “libere” Hera relativamente al periodo 2017-18-19.
Ma Rossi ritiene «interessante e degna di essere approfondita» un’idea lanciata dal capogruppo forzista Piero Camber: utilizzare l’incasso ottenuto dall’eventuale vendita per acquistare una parte del cospicuo patrimonio immobiliare ex Allianz, ora di proprietà Bnp Paribas Reim Sgr (in tutto 650 appartamenti, metà dei quali sfitti). L’operazione avrebbe un duplice significato, perchè - ha spiegato Camber - «da un lato si tratterebbe di un investimento di carattere sociale, in quanto consentirebbe di dare/mantenere alloggi a canoni abbordabili, d’altro canto permetterebbe di “scambiare” un asset mobiliare con uno immobiliare». “Scambiare” nel senso che l’incasso dalle azioni Hera verrebbe “riconvertito” su una posta dalla quale comunque l’amministrazionedrenerebbe reddito.
Il Comune di Trieste, nel triennio 2015-18, aveva maturato una disponibilità di azioni “libere” Hera - cioè non vincolate dal patto di sindacato, quindi alienabili - di circa 25 milioni di titoli, ma 4 milioni sono già stati ceduti dalla giunta Cosolini per finanziare alcuni interventi programmati nel Piano triennale delle opere. Ne restano 21 milioni, per un controvalore indicativo di quasi 48 milioni di euro, dal momento che la quotazione in Piazza Affari si è attestata attorno ai a 2,23 euro. Nel corso del 2016 l’andamento azionario non è stato brillante: il titolo ha perso il 3,36% tendenziale, il 10,97% nei sei mesi, l’1,97% nell’ultimo mese. L’estate, in particolare, ha visto soffrire il titolo Hera, che a febbraio aveva toccato il massimo del periodo a 2,6 euro. La procedura di cessione azionaria non è discrezionale, in quanto la tempistica di vendita sul mercato deve essere concordata con Hera, per evitare sconsigliabili conseguenze sul valore del titolo. Molti e importanti i Comuni che, oltre Trieste, hanno alienato parte del “tesoretto” : tra questi Bologna, Modena, Padova, Ferrara, Rimini, Cesena.
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