Azienda sanitaria unica Gorizia non ci sta

Avviata una petizione: raccolte più di mille firme in 24 ore. Romoli: «Tondo ci ripensi». Cingolani: «Presi per i fondelli»
Di Francesco Fain

Azienda sanitaria unica: Gorizia non ci sta. E affila le armi contro una riforma che sta andando di traverso non soltanto al centrosinistra ma anche a diverse associazioni di volontariato: 17 per la precisione che vanno dall’Advs all’Anmic, dalla Croce Verde alla Salute, da Sos rosa all’Andos, tanto per citarne alcuni.

Queste realtà si sono organizzate e hanno dato vita a una petizione che, in sole 24 ore, ha già superato le mille firme. «Novecentodiciotto sono state raccolte fuori dal seggio delle Primarie: altre cento negli studi dei medici. Naturalmente, si va avanti - spiega Giuseppe Cingolani, capogruppo del Pd in Consiglio comunale -. L’unica possibilità è che Tondo perda le elezioni e la Serracchiani si impegni a modificare la riforma. Stiamo lavorando per questo».

Dà il suo contributo anche la Fimmg, la federazione dei medici di medicina regionale. In alcuni ambulatori è già iniziata la raccolta di firme, in altri siamo alla fase organizzativa. «La riforma, purtroppo, è approvata ma credo che i cittadini, democraticamente, debbano esprimere il loro pensiero su un provvedimento che cancella l’Azienda sanitaria isontina. Siamo l’unica provincia d’Italia a non avere un’Ass: credo sia un record - argomenta la dottoressa Adriana Fasiolo - di cui non si debba andare orgogliosi. Come Fimmg, l’idea dell’azienda sanitaria unica regionale ci aveva anche trovato d’accordo: quest’organizzazione avrebbe portato a una distribuzione omogenea delle risorse ma si è deciso di non percorrere questa strada».

Secondo Adriana Fasiolo al danno si aggiunge la beffa perché l’Azienda sanitaria isontina si è sempre dimostrata virtuosa nel perseguire gli obiettivi gestionali della Regione. Un concetto che viene evidenziato anche nella petizione, la quale chiede «un’Azienda sanitaria isontina con reale autonomia organizzativa e finanziaria». Il sindaco Ettore Romoli ha affidato la sua reazione a un comunicato stampa: «Non sono assulutamente d’accordo sull’accorpamento delle aziende sanitarie di Gorizia e Trieste deciso dal consiglio regionale pur consapevole che si tratta solamente di un fatto amministrativo che non farà perdere servizi a Gorizia. Sono dell’avviso che questa operazione non produrrà grandi risparmi visto che le voci realmente costose sono altre e non certo la sede amministrativa di un’azienda. Sono peraltro convinto che ci siano ancora ampi margini per un ripensamento, visto che la riforma dovrebbe essere applicata a partire dal 2014. Abbiamo, quindi, ancora un anno davanti per far valere le nostre ragioni».

Più squisitamente politiche (e ci mancherebbe altro) le posizioni di Livio Bianchini di Sel e Giuseppe Cingolani del Pd. Telegrafico Bianchini: «Si sta concretizzando quanto abbiamo paventato da anni. Gorizia non conta più nulla e la provincia avrà due ospedaletti di rete». Più articolato l’intervento di Cingolani. «Tondo ha consumato il tradimento delle promesse elettorali da lui fatte ai cittadini isontini. Questi, in particolare quelli di centrodestra, che non accettano di essere presi per i fondelli dovrebbero gridare dai tetti: “mai più un voto a Tondo dalla provincia di Gorizia!”. Nel consiglio comunale di Gorizia a settembre il centrosinistra e il centrodestra insieme avevano votato la richiesta a Tondo di non cancellare l’autonomia dell’Azienda isontina, impegnando Romoli a farla valere presso Tondo. Non solo ancora una volta il sindaco non ha trovato alcuna considerazione in Regione (ha fatto qualcosa per essere ascoltato?), ma Valenti, che aveva votato quella richiesta a Gorizia, in consiglio regionale ha invece approvato la cancellazione della nostra Azienda. Un centrodestra goriziano con la schiena dritta dovrebbe rifiutare di sostenere Tondo alle prossime elezioni regionali, ma i silenzi di Romoli e il doppio gioco di Valenti ci presentano uno schieramento inaffidabile e opportunista».

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