Avvistato lo sciacallo dorato allarme fra i residenti di Poggio

Sagrado
Nuovi avvistamenti di sciacalli dorati nell’Isontino. Questa volta, però, non in zone più o meno isolate del Carso goriziano, ma in prossimità del centro abitato. A riferirlo sono le segnalazioni di alcuni cittadini di Poggio Terza Armata. I primi avvistamenti in pianura risalirebbero ad un paio di settimane fa, ma negli ultimi due giorni gli incontri ravvicinati sarebbero stati due. «È capitato sia a me che al mio vicino di casa – spiega Italo, un residente di via 2 Giugno -. Ieri sera (giovedi ndr) rincasando ho parcheggiato l’automobile e mia moglie mi ha fatto notare una figura nell’oscurità. Con cautela mi sono avvicinato: posso assicurare che non si trattava di una volpe o di un altro animale, l’ho intuito dalla coda che si trattava di un canide. Avvicinandomi ulteriormente ho riconosciuto la specie. Ho provato ad inseguirlo per curiosità, ma mi ha seminato disperdendosi nella boscaglia che, per inciso, da troppo tempo cresce selvaggia nelle aree golenali di Sagrado».
Secondo il residente di Poggio il problema va affrontato: «Ho informato il Comune ed è partita una segnalazione alla Forestale – fa sapere l’uomo – ma il problema è a monte. Questo animale non faceva parte dell’ecosistema Carso. Lo sta anzi alterando. Non entro nel merito, ma bisognerebbe fare qualcosa per limitare almeno che questi esemplari arrivino sino a un centro abitato. È una questione di sicurezza».
Lo scorso anno, sulle pendici del San Michele, un esemplare di sciacallo dorato attaccò e depredò l’allevamento di galline della famiglia Devetak, in pieno giorno, minacciando di attaccare anche gli uomini. Ma c’è anche chi si rifiuta di parlare di “allarme”.
La studiosa Lisa Signori la vede in maniera opposta. «Lo sciacallo dorato in Friuli Venezia Giulia è presente dal 1985, quindi da oltre trent’anni, ma moltissime persone ne ignorano la presenza poiché questo animale è schivo, timido e furtivo – affermava-. Così furtivo che ha ormai colonizzato in pochi decenni mezza Europa, arrivando dalla Bulgaria al Mar Baltico, quasi senza che gli zoologi se ne accorgessero. L’espansione è naturale, senza alcun aiuto da parte dell’uomo, e quindi bisogna considerarlo una specie che sta ampliando il proprio areale. Si tratta di una specie protetta nel nostro paese in base alla legge 157/92 e non è quindi cacciabile, né i numeri giustificano alcuna deroga, visto che sono stati censiti circa sei branchi, per una trentina di individui, in tutta la regione. Si tratta di un canide relativamente piccolo, poco più grande di una volpe, e di conseguenza non rappresenta un pericolo per l'uomo. Non facciamoci spaventare da un nome e una fama negativa immeritata: gli sciacalli sono un contributo alla biodiversità italiana e dovremmo essere almeno incuriositi dall’arrivo recente di questo canide un po’ “esotico”». —
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