Avvistata coppia di delfini vicino alla Diga vecchia
Quasi certamente si tratta di madre e figlio
Due giorni fa la balenottera comune, giunta nelle acque del golfo, aveva ”ispezionato” a lungo il braccio di mare antistante il Porto vecchio. Ieri invece di buon mattino il cetaceo è entrato nuotando in superficie nel vallone di Muggia, si è soffermato a un centinaio di metri dal pontile dell’oleodotto transalpino, si è affacciato brevemente al canale industriale di Zaule ed è passato davanti alla banchina ”rinfuse” della Ferriera di Servola. Lì, immerso nel fango, giace dal 9 dicembre 1917 lo scafo della corazzata Wien, affondata dai siluri lanciati dal mas di Luigi Rizzo.
La balenottera, lunga una dozzina di metri, è stata scortata da una motovedetta della Capitaneria di Porto. Per due o tre volte lo scafo a motore ha cercato di avvicinarsi alla balenottera, ma il grande mammifero non ha dato confidenza e ha ristabilito subito le distanze, immergendosi e sparendo alla vista dei marinai. Lì, nel canale delle petroliere, la profondità raggiunge i 25-26 metri. In questi giorni l’acqua è opaca e come hanno raccontato i sub dei vigili del fuoco «non si vede a un metro di distanza». Il cetaceo, col suo sofisticato sistema di ecolocalizzazione a onde sonore, non ha avuto problemi a orientarsi.
Alla stessa ora, poco al largo di Barcola e poi della Diga vecchia, sono stati visti nuotare in superficie due delfini o meglio due Tursiopi: uno grosso, l’altro di minori dimensioni, tant’è che Maurizio Spoto, direttore della Riserva che il Wwf gestisce a Miramare, ritiene probabile che si possa trattare di mamma e figlio. «Ho visto i due delfini dalla finestra della nostra caserma» ha raccontato il colonnello Davide Capano, comandante del reparto operativo aeronavale della Guardia di Finanza che ha sede in Sacchetta: «La coppia era a pochi metri dal fanale rosso della Diga vecchia. Un nostro equipaggio a bordo di un gommone ha seguito i due mammiferi per una mezz’ora tenendosi a debita distanza».
Un altro delfino della stessa specie ieri mattina tra le 6.30 e le 7 è stato portato in salvo da tre persone che si allenavano correndo sull’arenile di Grado. L’animale, un metro e mezzo di lunghezza e dal peso stimato di una ottantina di chili, è stato a fatica riportato in acque più profonde dove ha ripreso a nuotare normalmente. Mistero sui motivi dello spiaggiamento.
Va aggiunto che la presenza di svariati esemplari di Tursiope nell’Alto Adriatico è ormai stabilizzata. Una popolazione di un centinaio di esemplari ha scelto di insediarsi nel Quarnero, in un’area delimitata dalle isole di Cherso e Lussino e dagli isolotti di Cutin, Trstenik, Oruda.
Per censire tutti i cetacei presenti nel Mediterraneo, da più di vent’anni è attivo l’Istituto Thetys che attraverso le immagini fotografiche realizzate in anni e anni di campagne è riuscito a identificare 1300 tra balenottere comuni, capodogli, zifi, globicefali, grampi, tursiopi e delfini comuni. Le loro ”impronte digitali” sono rappresentate dai segni particolari presenti sulle pinne e sulle code. Ecco perché è tanto importante realizzare immagini ben leggibili degli esemplari presenti in golfo. Va aggiunto che in Adriatico è stata finora storicamente censita la presenza di sole 26 balene.
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