Avviso e poi lo sgombero per chi occupa

L’occupazione abusiva a Monfalcone è una piaga che va risolta in tempi ragionevoli, ma soprattutto attraverso percorsi certi, coordinati e in grado di gestire adeguatamente le situazioni di illegalità. Alla base di tutto è il “dialogo” tra gli attori coinvolti nella procedura, e la definizione di “chi fa che cosa”. Ora si accelera. Le regole sono chiare: 15 giorni per lasciare spontaneamente l’alloggio occupato abusivamente e se il termine non viene rispettato, parte la procedura di sgombero coatto. La città si attrezza con il “fai da te”, mettendo in campo uno strumento per superare iter farraginosi e “corti circuito” di carattere comunicativo.
Si cambia registro. Alle incertezze e vuoti di “direttiva” che non forniscono una capacità di risposta congrua alle situazioni di particolare emergenza, scende il campo il “patto” tra Comune e Ater. Lo richiede la connotazione di Monfalcone e del mandamento, a fronte della necessità di prevenire e contrastare un fenomeno che per la maggior parte coinvolge gli alloggi popolari. Grazie al protocollo sottoscritto dalla giunta assieme all’Ater, per la prima volta vengono sancite e coordinate le fasi di intervento al fine di debellare un fenomeno che grava sul diritto delle famiglie in attesa dell’assegnazione di un alloggio. Nel contempo si viene a incidere su situazioni che finiscono per ledere la stessa tranquillità dei residenti. Il “piano” prevede precise fasi. Nella prima la Polizia municipale, a seguito di segnalazione, interviene per individuare gli occupanti, invitandoli spontaneamente a lasciare l’appartamento, e provvede ad avvertire l’Ater. Qualora gli occupanti lasciano subito l’alloggio, l’Ater procede a mettere in sicurezza l’immobile. Diversamente, l’Agenzia emette il provvedimento urgente di rilascio dell’alloggio entro 15 giorni. Quindi i nominativi degli occupanti vengono segnalati all’ufficio Patrimonio e ai Servizi sociali. L’Ater chiede la disattivazione delle utenze dell’appartamento. Se permane la situazione di stallo, si attiva la procedura di sgombero attraverso la definizione delle modalità di esecuzione. La Polizia locale provvede quindi a liberare l’alloggio, su disposizione dell’ordine di sgombero da parte della magistratura. E l’Ater procede con la sostituzione della serratura. A quel punto sempre l’Ater avvia lo sgombero dei beni mobili presenti nell’appartamento, che, stoccati in un apposito locale, rimangono a disposizione per 90 giorni per il ritiro da parte dell’occupante abusivo.
Per la città il fenomeno rappresenta un “vulnus” significativo, non tanto in termini numerici in ordine agli alloggi occupati, quanto nella “esposizione” di fronte al rischio di cronicizzazione delle situazioni, ma anche al ripetersi degli “insediamenti”. Attualmente i casi di occupazione abusiva sono quattro. In via Firenze, a Panzano, si è “accampata” in un alloggio popolare una coppia, prima “installatasi” in zona Aris-San Polo. La “presa di possesso” dell’appartamento è stata contrassegnata da una prima entrata, l’allontanamento, e il ritorno. Altra occupazione, sempre a Panzano, riguarda una giovane coppia in via Bonavia. In via Bagni e in via Volta si sono invece “accasati” due single. Sgomberi e sfratti coinvolgono più “attori”. L’Ater ha in carico la gestione degli alloggi di proprietà e di quelli affidati dall’ente locale. La Polizia locale procede ai sopralluoghi e alle notifiche, che spesso scontano la difficoltà di reperimento degli occupanti abusivi. La fase di sgombero coatto, in un contesto di ordine pubblico, richiede l’intervento delle forze dell’ordine. Per le situazioni esistenti è in corso il percorso di sfratto, seguendo le tempistiche dell’Ater. A questo punto, si prevede che il “risanamento” delle sitauzioni di illegalità venga compiuto nel giro di 2 mesi e mezzo. L’assessore alla Polizia municipale, Omar Greco, ha osservato: «In questo modo eviteremo le situazioni in cui le persone usufruiscono del patrimonio edilizio senza averne i requisiti, mettendo così a disposizione gli alloggi esclusivamente ai nuclei familiari inseriti nella graduatoria generale del diritto alla casa. Siamo sempre al fianco, tramite i nostri Servizi sociali, delle persone che hanno bisogno, attivando tutti gli strumenti previsti dalla legge. Ma per noi prima di tutto viene il rispetto delle regole».
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