Avvertimento bis di Mosca alla Bosnia: «Mai nella Nato»

L’ira dei membri croati e bosgnacci della presidenza. Dodik si smarca
Stefano Giantin

BELGRADO. Altra benzina sul fuoco. E, fatto ancora più preoccupante, si tratta di carburante di produzione russa. Russia che non molla la presa sulla Bosnia-Erzegovina, Paese balcanico già alle prese con una delle più lunghe e difficili crisi politiche della sua storia recente.

A rendere la situazione ancora più incandescente, un nuovo sibillino avvertimento arrivato in questi giorni da Mosca, attraverso l'ambasciata russa a Sarajevo. Anche questa volta, come accaduto a marzo, l’ammonimento del Cremlino riguarda le velleità di parte della classe dirigente bosniaca di avvicinare il Paese balcanico alla Nato, un’opzione al momento irrealistica, a causa della durissima opposizione in questo senso da parte dei serbo-bosniaci, apertamente filorussi. Un’opzione che però rimane sul tavolo – soprattutto dopo l’aggressione russa all’Ucraina - per molti politici a Sarajevo.

Secondo il Cremlino, tuttavia, la Bosnia non dovrebbe in alcun modo tentare di procedere in questa direzione, abbracciando una organizzazione, l’Alleanza atlantica, che è oggi «aggressiva» nei confronti di Mosca. È questo il messaggio affidato, non a caso alla Tv pubblica serbo-bosniaca, dall’ambasciata russa. Per essere ancora più aperti e chiari, gli emissari del Cremlino hanno specificato che «ogni Paese che entra nell’Alleanza implicitamente ammette un assoluto sostegno agli obiettivi politici e militari della Nato» e dunque «alle mosse antirusse» dell’organizzazione. Ne consegue che le azioni in questo senso vanno lette come atti «diretti contro la Russia». Russia che non potrà che prendere non meglio precisate misure difensive se la Bosnia facesse passi falsi, ha precisato l’ambasciata, assicurando che non si tratta di «minacce, come pensano alcuni politici» nel Paese balcanico.

Rassicurazioni, queste ultime, che non hanno fatto presa a Sarajevo. «Le continue intimidazioni» che arrivano da Mosca «a proposito di decisioni sull’integrazione nella Nato sono completamente inaccettabili», ha reagito il membro croato della presidenza tripartita, Zeljko Komsic, che si è spinto fino a dire che la Bosnia «non si inchinerà davanti alle pressioni» della Russia. Ancor più duro era stato l’altro membro della presidenza, il bosgnacco Dzaferovic, durante un vertice con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. «La Bosnia va verso l’integrazione nella Ue e nella Nato e nessuno può impedirlo», ha affermato Dzaferovic, aggiungendo che in Bosnia «esiste un’influenza russa e ci sono minacce aperte».

Ma non tutti la pensano allo stesso modo. «Non entreremo nella Nato, non esiste proprio», ha chiuso invece le porte il membro serbo della presidenza, Milorad Dodik,”architetto” della lunga crisi che dura ormai da mesi, con l’obiettivo, per la Republika Srpska, di riprendersi competenze su giustizia, tassazione e persino forze armate. La Russia ha tutto il diritto di non volere la Bosnia nell’Alleanza atlantica, ha aggiunto.

Dodik, nei giorni scorsi, era andato oltre, definendo la Bosnia uno «Stato fallito», dove anche il voto d’autunno è a rischio. Parole pronunciate durante un incontro in risposta alla ministra degli Esteri britannica, Truss, la quale aveva assicurato mano pesante contro le velleità «secessionistiche» emerse in Bosnia. E contro le influenze russe nel Paese. Inoltre, Dodik ha anche riesumato l’idea di una «dissoluzione pacifica» della Bosnia, che sarebbe dominata dai bosgnacchi a scapito di serbi e croati. È tempo di separarsi, ha suggerito. E l'avvitamento della Bosnia su stessa non dà segni di stallo. —

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