Avventura nata sulle ceneri dell’Expo

Dal terrapieno di Barcola al Porto Vecchio passando per Rive e Campo Marzio. Il valzer delle location

Tutta colpa di un’Expo mancata. Il Parco del mare nasce nel dicembre 2004 per elaborate il lutto del fallimento dell’Expo triestino del 2008. Antonio Paoletti, allora come oggi presidente della Camera di commercio, lanciò l'idea con tempismo perfetto già a bordo dell'aereo che da Parigi riportava la delegazione triestina fresca di sconfitta a Ronchi dei Legionari. L'allora sindaco Roberto Dipiazza sdrammatizzando («Non posso mica buttarmi dal quinto piano») decretò che «adesso Trieste non deve chiudersi ma pensare da domani e comunque al riuso del Porto Vecchio». E Paoletti incalzò: «Partiamo subito con il più grande Acquario del Mediterraneo, una struttura da insediare proprio nel sito previsto per l'Expo, da qualche parte tra Barcola e il Porto Vecchio e da far lavorare 365 giorni su 365. Un Acquario superiore anche a quello di Genova».

In principio quindi fu il terrapieno di Barcola. Fu quella la prima location occupata dal Parco del mare prima del gioco dell’oca che l’ha visto protagonista in questi 10 anni. Una scelta non proprio azzeccata. Poco tempo dopo ci fu il sequestro dell'area a causa dell’inquinamento. Nel novembre 2006 si cambia: la nuova location viene individuata nello spazio che a Campo Marzio ospita il mercato ortofrutticolo, destinato nelle intenzioni dell'allora amministrazione Dipiazza a spostarsi alle Noghere. Un progetto che si trascina avanti per due anni. Nel dicembre del 2008, altro capitolo della saga: liberare l'area di Campo Marzio si rivela operazione più complicata del previsto (la proprietà non è solo del Comune) e l'alternativa viene allora trovata sulle Rive, tra Salone degli Incanti, Magazzino vini e area ex Bianchi. Partono i dialoghi fra Comune, Cciaa e Fondazione CRTrieste, proprietaria del Magazzino vini. Nel luglio del 2009 il Consiglio comunale approva lo studio di fattibilità redatto dall'allora assessore al Bilancio Ravidà. Passano i mesi, Antonio Paoletti pressa il Comune e minaccia pure di portare tutto a Grado. Arriva il nuovo colpo di scena: «La soluzione è piazzare delle vasche per i pesci all'interno del Salone degli Incanti senza mettersi a costruire mega-strutture insostenibili. Trieste può sopportare un acquario da 200-300mila visitatori l'anno, non un Parco del mare da un milione di presenze con costi di manutenzione folli», sentenzia Dipiazza nell'aprile 2010. Paoletti non nasconde la delusione. E il parco del mare un lungo momento di stallo. Fino al luglio 2012, quando l'attuale sindaco Roberto Cosolini, eletto nel 2011, rilancia l'ipotesi Campo Marzio. Ma non dura. Nel giugno 2013 il Parco del mare punta dritto verso il Porto vecchio. L’area in concessione a Greensisam, in mano a Pierluigi Maneschi, sembra perfetta e i magazzini 3 e 4 sufficienti. Solo che è Maneschi a mollare la presa su Porto Vecchio. Ma Paoletti non molla. E dal cilindro lo scorso anno tira fuori la destinazione di Porto Lido, progetto nautico statale naufragato prima di partire. E per il Parco del mare si accende la Lanterna. Per ora. (fa.do.)

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