Aveva ricusato un giudice: «Giurastante paghi le spese»

Nuovo rinvio della causa in Tribunale, Equitalia chiede al leader indipendentista 2.500 euro. L’avvocato dello Stato: «Il Territorio Libero? È come Topolinia...»

Sarà stata la pioggia, sarà stato per altre incomprensibili ragioni, ma ieri in Tribunale per l’udienza dedicata all’obiezione fiscale di Roberto Giurastante leader del Movimento Trieste Libera, c’erano solo lui e il suo difensore, l’avvocato Edoardo Longo. Nessun militante, nessuno striscione con l’Alabarda. Nessun fischietto, solo il rumore della pioggia.

C’erano invece le forze dell’ordine, una decina tra carabinieri, agenti della Digos e vigili urbani che hanno praticamente bloccato per un’ora il corridoio davanti all’ufficio del giudice Monica Pacilio.

L’udienza - già rinviata nello scorso luglio - ha riguardato la richiesta di sospensiva dell’esecutività di una cartella di pagamento di Equitalia riguardante il recupero delle spese di giudizio di un processo di Roberto Giurastante. Praticamente si è trattato dell’opposizione alla richiesta di denaro conseguente a un provvedimento riferito a un altro processo in cui Giurastante aveva ricusato il giudice Vascotto. Una faccenda un po’ complicata nata dopo la sentenza di quel giudice che aveva disposto il pagamento per il quale Giurastante (per il tramite del difensore Edoardo Longo) ha chiesto uno stop, una italica sospensione. Ma se non c’erano gli attivisti ieri mattina sono arrivati gli avvocati a chiedere i soldi (2mila 500 euro). Si sono presentati - dopo la citazione - in rappresentanza dello Stato e di Equitalia Marco Meloni e Isabella Passeri.

Il primo ha depositato una comparsa di risposta in nome e per conto del Ministero della giustizia in cui dopo aver affermato che il Territorio libero di Trieste non solo, come è ovvio, non esiste e non è mai esistito» ha toccato anche l’aspetto del logo dell’Onu che appare vicino alla dicitura dell’associazione. Ha scritto: «L’utilizzo, da parte di un realtà associativa locale, della bandiera e dei simboli dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, certamente non autorizzato e abusivo, non trova conforto e sostegno alcuno nelle sole sedi competenti, che hanno peraltro preso sin da pressoché subito atto da un lato dell’impraticabilità della previsione del Territorio libero». Poi Meloni ha osservato che «il popolo di Trieste pur essendo stato privato della possibilità di esprimersi nell’Assemblea costituente eletta nel 1946 si è pronunciato, da molto prima della nascita». E poi ironicamente ha paragonato questo territorio ipotetico a “Topolinia”. Insomma, tutto ridicolo. Come avevano abbozzato molti anni fa Carpinteri e Faraguna. Giurastante ieri non ha voluto fare alcuna dichiarazione. Se non un secco: «Aspettiamo la sentenza. Perché le ordinanze valgono quello che valgono». Si è riferito, evidentemente, a quella sempre sul tema della legittimità del Territorio libero di Trieste che poche settimane fa era stata emessa dallo stesso giudice Pacilio (assieme al presidente Raffaele Morvay e al relatore Giulia Spadaro) per un altro procedimento riferito a Equitalia: non esiste alcun difetto di giurisdizione dello Stato italiano nella Zona A del Territorio libero di Trieste come hanno scritto anche le Nazioni Unite cancellando la questione Tlt dalle materie trattate. Topolinia? «Aspettiamo la sentenza», ha ripetuto Roberto Giurastante uscendo dall’ufficio del giudice Pacilio.

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