«Aveva migliaia di ore di volo Radin tradito dall’aereo»

I colleghi istruttori e piloti di Lignano e Thiene non si danno pace: «Troppo esperto e prudente. Ha avuto un problema, un’avaria o un malore»

Esperto, misurato, scrupoloso. Chi conosceva bene Gianfranco Radin non può che dipingerlo come un pilota modello. Un uomo appassionato di volo e di piccoli aeroplani che dopo il pensionamento aveva potuto investire energie e tempo in quello che era l'hobby della sua vita. Motivo per il quale, soprattutto nei fine settimana, lasciava la sua casa nel rione di Campanelle per spostarsi in Friuli o nel Veneto orientale, e dare piacevolmente sfogo – ma sempre con coscienza - alla sua passione per i cieli. «Lo vedevamo molto spesso nei weekend, lui era di casa qui da noi, veniva in amicizia pur non essendo un nostro socio o un nostro collaboratore. Quello che gli è successo ha davvero dell'incredibile», racconta il lignanese Valter Paderni, istruttore della Pegasus Flying Club di Lignano. L'incidente tra Marinella e Bevazzana, nel comune di San Michele al Tagliamento, che domenica pomeriggio è costato la vita a Radin lascia molto perplesso Paderni: «Posso dire che Gianfranco aveva migliaia di ore di esperienza sugli ultraleggeri, un'esperienza che definirei quasi trentennale. E poi tutti sapevano che era una persona molto scrupolosa e attenta quando volava. Motivo per cui non riesco proprio a capire come possa essere stato protagonista suo malgrado di una cosa così terribile».

Alberto Conte, istruttore a Thiene, conosceva Gianfranco Radin esattamente da 14 anni. «Ci frequentavamo già dai tempi di Ronchi e poi avevamo continuato a vederci nell’aviosuperficie di Piancada, a Palazzolo dello Stella. Sinceramente la notizia mi ha stupito moltissimo oltre che scosso. Gianfranco era un pilota dotato di comprovata esperienza, almeno da 20 anni volava con gli ultraleggeri, e insomma, quando si trattava di pilotare lui era una delle persone più misurate e attente che io conoscessi». Conte racconta che Radin «conosceva perfettamente le zone del Friuli e del Veneto est nelle quali è permesso volare. Le aree di Lignano, Bibione, quelle della costa insomma, erano state percorse tantissime volte da Gianfranco. D'altronde – prosegue Conte - i piccoli aerei erano la sua passione, motivo per il quale veniva spesso in queste zone lasciando la sua casa di Trieste. Sa, ripensando al suo modo di fare e alla sua esperienza in materia posso soltanto dire che davanti a Gianfranco Radin bisognava tirarsi giù il cappello, lui rispettava la macchina, come è giusto fare». Sia Paderni che Conte dubitano che la causa dell'incidente mortale sia riconducibile ad un errore umano o a un azzardo da parte del 62enne triestino. «Io ero lì anche se non ho visto la dinamica dell'incidente. Il fatto che Radin assieme al suo passeggero siano arrivati corti sulla pista potrebbe essere da imputare ad un cedimento del motore, un calo di potenza, evento raro ma che può purtroppo capitare», ipotizza con tutte le cautele del caso Paderni. «Rispetto ad un'automobile con il motore guasto a cui basta accostarsi, un aereo deve atterrare quanto prima – aggiunge il lignanese -. In questo caso sarebbe bastata una decina di metri in più per evitare questa tragedia». Conte invece prova a ipotizzare un altro scenario: «Forse Gianfranco ha avuto un malore altrimenti non mi riesco a spiegare come una persona esperta come lui non sia riuscito ad atterrare sulla pista evitando il terrapieno che poi gli è stato maledettamente fatale». A fare chiarezza sulla dinamica dell'incidente saranno le indagini della magistratura che subito dopo l'accaduto ha sequestrato il relitto del velivolo. Una risposta molto attesa dagli amici di Radin che vogliono sapere cosa ha realmente messo fine alla vita del loro compagno di volo.

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