Aveva la carta d’identità del Tlt, indagato
Ieri il cotto caldo agevolato, oggi la carta d’identità posticcia. Dello Stato sovrano di Trieste che non c’è, che sovrano non è. Due audaci goliardate, nel nome appunto del Territorio libero di Trieste, che rischiano di presentare il conto al loro autore. Una sola delle due, in realtà. La prima, in effetti, è già storia. È un capitolo chiuso lasciato ormai alle spalle. La seconda, invece, che è comunque una conseguenza della prima, potrebbe sfociare a suo modo - visto che per questa, cioè il possesso di una carta d’identità del Tlt, l’autore è indagato dalla locale Procura della Repubblica per falso materiale - in un piccolo grande caso giudiziario. Grande, più che altro, lo è per l’animosità del dibattito cittadino sull’eredità del Trattato di pace, là dove prevedeva che queste terre diventassero enclave politica indipendente, eredità che il movimento Trieste libera sostiene sia tuttora attuale. O, meglio, ancora attuabile.
Il nome e il cognome di Christian Fogar, 36 anni, triestino doc ovviamente, erano già diventati famosi a dicembre, anche se lui ne avrebbe fatto volentieri a meno. Fogar d’altronde è il contitolare, assieme all’amico 26enne Luca Lattanzi, della Effeelle Srl, il soggetto gestore che ha inaugurato il nuovo Despar di strada di Fiume, dove un tempo c’era la centrale del latte. E dentro il quale sotto Natale una pubblicità - subito ritirata dalla Effeelle essendo stata ritenuta «un errore» e pure scomunicata dalla casa madre, la Aspiag Service, la concessionaria Despar per il Nordest - evocava uno sconto continuativo del 10% su tutta la spesa, dal 23 dicembre, per gli iscritti di Trieste libera o in possesso della carta di identità del Tlt.
Dopo quell’episodio, il procuratore capo facente funzioni Federico Frezza aveva incaricato i poliziotti della Digos di “sentire” Fogar e Lattanzi. Nell’occasione lo stesso Fogar aveva ammesso, appunto, come la pubblicità non fosse stata altro che una leggerezza, raccontando pure, con candore, di avere proprio una carta d’identità del Tlt. Un gadget personale, nulla più. Il verbale era stato poi restituito al magistrato, che a sua volta aveva firmato però un “invito” a “consegnare” quel documento. Gli agenti della Digos erano così tornati da lui chiedendogli la carta d’identità, e il giovane l’aveva data loro senza problemi. Automatica o quasi, a quel punto, l’apertura di un fascicolo per l’ipotesi di reato di falso materiale a carico di Fogar, che risulta quindi indagato per aver confezionato o fatto confezionare una carta d’identità con tanto di fototessera e intestazione del Territorio libero di Trieste. In Procura non si fa mistero del fatto che sia avvertito il rischio che, in linea generale, il documento falso del Tlt possa essere considerato da alcuni non un mero “santino” privato da mostrare in birreria agli amici, ma finisca per essere esibito a mo’ di sfida in contesti pubblici, magari anche fuori città, e passare per documento buono, ufficiale, quando buono e ufficiale non è.
@PierRaub
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