Avanti con la Trieste-Venezia ma è scontro su stazioni e fondi

TRIESTE Rete Ferroviaria Italiana lo aveva ribadito mesi fa: i lavori per la velocizzazione della linea ferroviaria Venezia- Trieste, che consentiranno a un treno passeggeri di collegare le due città in poco più di un’ora, si concluderanno nel 2025. Quei lavori non sono nemmeno iniziati, ma ieri - dopo l’audizione in videoconferenza nella Quarta commissione del Consiglio regionale, su sollecitazione del gruppo 5 Stelle, che ha consentito di svelare almeno gli studi di fattibilità di Rfi - già presentati o in fase di redazione - Rfi stessa ha fissato nel 2021 l’avvio dei cantieri e l’assessore regionale ai Trasporti Graziano Pizzimenti lo ha ripetuto: tra cinque anni l’opera sarà completata.
L’opposizione non si accontenta, il Pd non trova risposte sul numero delle stazioni (l’assessorato evita di entrare nel merito, ma nel cassetto c’è l’ipotesi di tre fermate in Fvg: Latisana, Ronchi e Trieste), il M5s evoca il «bluff di chi parla di alta velocità», ma Pizzimenti tira dritto e dichiara che il progetto, da 1,8 miliardi, «è propedeutico» alla Tav (che, nel caso, costerà quattro-cinque volte di più).
Anzi, «o i lavori si fanno pensando all’alta velocità in futuro oppure è meglio non farli». Dibattito aperto, e anche acceso. Ma per adesso non resta che prendere atto di quello che c’è. Le slide di Rfi sono una prima informazione dopo anni di soli annunci. Il potenziamento della linea Venezia-Trieste, informa una nota di Palazzo che riassume la relazione dei tecnici della società statale, passa attraverso una serie di interventi da realizzarsi soprattutto nel breve e medio periodo, in particolare quelli relativi alla tratta Mestre- Ronchi Sud, con la possibilità di velocizzare fino a 200 chilometri all’ora la linea esistente e la soppressione di 23 passaggi a livello. I vantaggi? Stabilità degli orari, regolarità dell’esercizio e tempi di percorrenza ridotti, insieme ad affidabilità e aumento della velocità.
Le cronache raccontano di un primo stanziamento di 200 milioni del ministero Delrio nel 2016. Nel comunicato della Regione si parla però ora di 160 milioni disponibili, «la prima tranche di quel miliardo e 800 milioni che è la stima del capitale necessario per l’intero intervento». Il resto delle risorse? Nulla più che un auspicio: «In seguito se ne potranno aggiungere di nuove».
Pizzimenti si mostra fiducioso: «Si comincia a ragionare su un tracciato ben preciso e su una lunga serie di particolari relativi sia al trasporto di passeggeri che a quello delle merci». Ma non nasconde le criticità, «soprattutto nelle varianti di Latisana, dove è prevista la realizzazione di una nuova stazione, esterna al centro abitato, del fiume Isonzo e della tratta Ronchi- Trieste. Importanti saranno la massima trasparenza e l’interazione con il territorio, continuando nell’ottica della condivisione e individuando soluzioni che non precludano l’alta velocità».
Il Pd, però, attacca. «Sul tracciato dell’alta velocità ferroviaria Trieste-Venezia, la giunta Fedriga è rimasta ferma ai titoli, assente e in totale confusione, senza andare oltre a quanto vagamente annunciato nel programma elettorale», dice Mariagrazia Santoro. «L’audizione è stata utile per il confronto con Rfi – aggiunge Diego Moretti – ma del tutto interlocutoria per quanto riguarda la giunta. Sono mancati in particolare chiari indirizzi sulla variante Ronchi-Aurisina, opera molto impattante dal punto di vista ambientale, e sul tema stazioni». E sulla Ronchi-Aurisina interviene anche il pentastellato Cristian Sergo: «Non vorremmo si spendessero altri milioni in progettazione di opere simili a quelle che sono già state bocciate due volte dalla Commissione Via». Per Massimo Moretuzzo del Patto per l’Autonomia la Tav «è opera anacronistica», mentre il capogruppo di Fi Giuseppe Nicoli chiede un tavolo permanente tra Regione, Rfi, comuni e territorio.—
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